Unioni civili, nuovo scontro nella maggioranza. Pd porta ddl in aula. Ira dei centristi: è una forzatura

Angelino Alfano
Nuovo scontro sulle Unioni civili nella maggioranza con i centristi che si oppongono all'arrivo del ddl in Aula e il premier Matteo Renzi che per ora tira dritto. ...

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Nuovo scontro sulle Unioni civili nella maggioranza con i centristi che si oppongono all'arrivo del ddl in Aula e il premier Matteo Renzi che per ora tira dritto.




Il ddl sulle unioni civili da mercoledì mattina saranno quindi in Aula. Il Pd, nel giorno del sì alle riforme, riesce ad avere la meglio anche sulla battaglia supplementare al testo Boschi emersa in queste ore a Palazzo Madama incardinando il ddl Cirinnà-bis nell'Aula del Senato prima della sessione di bilancio. Il testo, comunque, viene solo incardinato congelando, di fatto, il suo esame, in attesa della sessione di bilancio e con un ok finale che, a questo punto, potrebbe registrarsi all'inizio del 2016.



Un'accelerazione 'light', insomma, quella del Pd, ottenuta con la sponda del M5S e nonostante la trincea issata sin da ieri dagli alleati centristi di governo. Alleati che, alla luce del nuovo calendario, parlano di «forzatura ideologica» e di una scelta «di immagine e non di contenuti».



Alla fine però, il Pd ha la meglio e l'Aula boccia le proposte di rinvio giunte dai centristi di Area popolare e da Forza Italia, confermando il calendario approvato in maggioranza nella conferenza dei capigruppo. Una maggioranza che, sul fronte delle unioni civili, è pressochè inedita essendo formata da Pd, M5S, Ala e Sel. Con il M5S che azzarda addirittura una contro-proposta, avanzando la richiesta di un voto finale sul testo Cirinnà-bis entro giovedì: richiesta che godeva del silente appoggio dell'ala più laica del Pd ma che viene anch'essa bocciata dall'Assemblea.



Il Pd, del resto, per ora ritrova una certa compattezza - testimoniata dal voto unanime, anche dei catto-Dem, con cui l'ufficio di presidenza in mattinata avalla la richiesta di incardinamento del ddl - grazie anche all'indicazione, giunta dal premier e dai vertici del gruppo, secondo cui sul nodo delle adozioni si voterà secondo coscienza. Su temi come la stepchild adoption «non si può dire "o così o pomì": non ci sarà una posizione del governo su alcuni punti che vengono lasciati alla libertà di coscienza», spiega Renzi in mattinata a Rtl 102.5 assicurando che, «sul 95%» della legge c'è «l'accordo di tutti» e auspicando, per le prossime settimane, «un dibattito senza toni di furore ideologico ma cercando di trovare un punto di sintesi».



Parole, quelle di Renzi, che di fatto non chiudono neppure all'emendamento presentato dalla corrente catto-Dem - e forte di oltre venti firme - che trasforma la stepchild adoption in affido rafforzato. Una proposta che, per la componente cattolica del Pd, rappresenta «un'evoluzione» e un «buon compromesso» per trovare anche un ampio consenso. Consenso sul quale, da Ap, non arriva tuttavia nessun cenno. Sul no «all'adozione di bambini da parte di coppie omosessuali non possiamo indietreggiare» sottolinea il capogruppo Ap Renato Schifani al quale, in serata, fanno seguito gli interventi al vetriolo in Aula di Gaetano Quagliariello e Maurizio Sacconi.



Una spaccatura, quella nella maggioranza di governo, che la scelta del Pd di calendarizzare il ddl Cirinnà-bis non aiuta certo a ricomporre: il dibattito potrebbe entrare nel vivo già a novembre quando


la legge di stabilità, dopo il primo sì al Senato, passerà alla Camera, ma difficilmente l'ok finale si avrà entro il 2015.

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Il Messaggero