L'Ungheria vuole tassare Internet, scoppia la rivolta a Budapest: lanciati pezzi di pc contro il ministero dell'Economia

Un'immagine della protesta andata in scena a Budapest
Tassare il consumo di internet per fare cassa. L'idea è di Mihaly Varga, ministro dell'Economia dell'Ungheria che prima ancora di arrivare in aula ha scatenato la...

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Tassare il consumo di internet per fare cassa. L'idea è di Mihaly Varga, ministro dell'Economia dell'Ungheria che prima ancora di arrivare in aula ha scatenato la rabbiosa protesta dei cittadini, che nel weekend sono scesi in piazza per contrastare il volere del governo.




In virtù dell'espansione delle connettività e della (costante) necessità di trovare nuove vie per incrementare le entrate, il piano varato dalla giunta conservatrice capeggiata da Viktor Orban punta a ottenere 150 forint ungheresi (pari a circa 49 centesimi di euro) per ogni Gigabyte di comunicazione realizzata dall'utente. A pagare dovrebbero essere i provider, che però con quasi assoluta certezza girerebbero la spesa sui consumatori. Che non gradiscono e per questo hanno fatto sentire la loro voce.



Circa 10mila persone si sono radunate nella capitale Budapest per una manifestazione pacifica. Come racconta Euronews ci sono stati alcuni momenti di tensione quando un gruppo di manifestanti ha lanciato pezzi di computer verso le finestre del Ministero dell'Economia. La soluzione è stata quella dell'ultimatum, posto però dai cittadini al governo: se non viene ritirato il piano entro le prossime 48 ore si torna in piazza fino a oltranza.



A preoccupare i cittadini non è solo la tassa sull'uso della rete, bensì le conseguenze di una simile scelta, che oltre a limitare a libertà di espressione rischia di isolare il paese dal resto dell'Europa. Senza contare l'impatto sullo sviluppo tecnologico e sull'industria di settore che in Ungheria è una delle più dinamiche.



Dure, infine, le prime reazioni dell'UE, con la commissaria europea per le nuove tecnologie Neelie Kroos che ha definito il tentativo del governo magiaro «una vergogna». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero