La Turchia - attraverso la sua ambasciata in Italia - ha inviato una lettera a diversi sindaci italiani per intimare loro di non usare più la parola «genocidio»...
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L'ambasciatore - nella lettera che sta girando sul web – definisce «illazioni» i fatti accaduti nel 1915 che non basandosi su una sentenza di tribunali internazionali rappresentano una interpretazione soggettiva che essi «tentano di presentare all'opinione pubblica» con il risultato, aggiunge il diplomatico, di rendere difficili le buone relazioni con l'Italia. Segue l'invito ai consigli comunali italiani «ad astenersi a prendere parte a iniziative unilaterali».
Infine il diplomatico mette in evidenza che «permettere ai turchi di esprimere le loro opinioni sui fatti del 1915 è un dovere di libertà di espressione e un diritto dell'uomo nei paesi democratici». La Comunità Armena in Italia, attraverso un comunicato, ironizza su quest'ultima frase. «Da che pulpito ci tocca sentire parlare di democrazia. Vorrebbe dare lezioni di democrazia ai rappresentanti del popolo italiano interferendo nelle attività di un paese sovrano. Un errore diplomatico che meriterebbe un richiamo ufficiale da parte della Farnesina».
Nel 1987 il Parlamento Europeo votò una Risoluzione in cui si riconosceva che «durante la Prima Guerra Mondiale i massacri perpetrati dalla Turchia costituiscono crimini riconosciuti dall’Onu come genocidio. La Turchia è obbligata a riconoscere tale genocidio e le sue conseguenze». Risoluzione ribadita anche il 15 aprile del 2015 in cui si deplorava «fermamente ogni tentativo di negazionismo». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero