Renzi alla Merkel: senza Italia in Europa vinceranno i populisti

Merkel e Renzi
dal nostro inviato BERLINO Ravioli italiani e crauti tedeschi. Immigrazione e flessibilità. Menù da incubo ieri al secondo piano della Cancelleria. Tovaglietta...

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dal nostro inviato
BERLINO
Ravioli italiani e crauti tedeschi. Immigrazione e flessibilità. Menù da incubo ieri al secondo piano della Cancelleria. Tovaglietta all'americana e blocco notes. L'Europa è in crisi e l'avanzare dei populismi rischia di darle il colpo di grazia.


LA PRIMA VOLTA
Angela Merkel e Matteo Renzi si ritrovano per la prima volta dal Consiglio Europeo di dicembre che ha segnato una svolta nei rapporti tra l'Italia, la Germania e quella idea di Europa a due velocità, con l'Italia esclusa dal nocciolo duro che tanto piace al ministro Schauble, mentre il duo Berlino e Parigi la fanno da padroni a Bruxelles. Ma il malato è più grave del previsto. I paesi dell'Europa dell'est rappresentano, Polonia in testa, la più forte delusione per i tedeschi visto l'investimento politico fatto con l'allargamento ripagato con una concezione dell'Unione europea come comunità dove si prende e poco o nulla si dà. La Spagna è senza governo da settimane. La Francia, da sempre secondo pilastro, è in crisi profonda. Sforerà ogni parametro anche quest'anno, sta mettendo su un debito pubblico simile al nostro e il governo, dopo gli attentati di Parigi, segue un'agenda politica tutta interna e molto votata a contenere l'avanzata della Le Pen.

L'INVESTIMENTO
Renzi, sbattendo a dicembre alla Krusciov la scarpa sul tavolo, si è infilato nelle difficoltà di Bruxelles e della stessa Merkel offrendosi, a modo suo, come sponda in grado di compensare le assenze francesi e proponendosi come modello di governance di un Paese in difficoltà, ma che ce la sta facendo proprio grazie all'Europa e non contro l'Europa. In buona sostanza ieri, durante il colloquio alla Cancelleria durato più del previsto, Renzi ha proposto alla Merkel lo stesso investimento di due anni fa: l'Italia di Matteo Renzi. L'Italia renziana che ha permesso, grazie ai buoni risultati dell'economia, all'export tedesco di crescere in Italia del 7%. L'Italia che stavolta a Berlino è arrivata non con promesse ma con una serie di riforme fatte e che considera l'alto debito pubblico «un problema da risolvere non perché ce lo chiede Angela ma perché ce lo chiedono i nostri figli».
 
ELOGI CENTELLINATI
Musica per le orecchie della Merkel che però si muove con molta cautela e ieri ha centellinato gli elogi a differenza di quanto invece fece solo un anno fa a Firenze. «Sono più le cose che ci uniscono di quelle che ci dividono», ha sostenuto ieri Renzi che nella conferenza stampa per ben due volte si è rivolto all'opinione pubblica tedesca. Sono proprio i sondaggi a frenare la Cancelliera che tra un anno si candiderà per il quarto mandato. È per questo che ieri Renzi ha attribuito alla Commissione, e non a problemi con la Germania o la Turchia, i ritardi nel versamento dei 228 milioni di euro per i campi profughi. È però la tenuta della nostra economia a rendere cauta la Merkel dalla richiesta che ormai Renzi fa esplicitamente di avere il prossimo anno la stessa flessibilità avuta nell'anno in corso.

PROBLEMI ELETTORALI

Non basta quindi avallare la legge di stabilità sulla quale Bruxelles non si è ancora pronunciato in via definitiva, Renzi vuole avere quanto prima la certezza di poter contare nel 2017 dello stessa spazio di flessibilità per ridurre il peso fiscale. Una riduzione pesante, alla Reagan, almeno inizialmente in deficit, ma che gli consentirebbe di spianare la strada in vista delle elezioni politiche dell'anno successivo. Analogo problema elettorale lo ha però la Merkel che in casa deve vedersela con l'exploit di "Alternative fur Deutschland", partito euroscettico ed anti immigrati, che dopo aver ammazzato i liberali si preparano a saccheggiare i voti della parte conservatrice della Cdu. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero