Licenziato per furto di viti da 2,90 euro: il tribunale obbliga Auchan a riassumere caporeparto

Licenziato per furto di viti da 2,90 euro: il tribunale obbliga Auchan a riassumere caporeparto
È eccessivo punire con il licenziamento il dipendente che, non si sa nemmeno bene se per il riflesso condizionato di mettere a posto gli scaffali o per sue necessità...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
È eccessivo punire con il licenziamento il dipendente che, non si sa nemmeno bene se per il riflesso condizionato di mettere a posto gli scaffali o per sue necessità personali, si mette in tasca alcune rondelline metalliche, di quelle per fissare le viti, del valore complessivo di 2 euro e novanta centesimi. Lo sottolinea la Cassazione respingendo il ricorso della catena di supermercati Auchan che voleva licenziare il capo reparto di una sua filiale milanese, colpevole di non aver pagato in cassa alcune vitarelle tonde il cui valore non ammontava nemmeno a tre euro. La Suprema Corte ha infatti respinto - con la sentenza 6764 - il ricorso con il quale Auchan insisteva, nonostante i giudici di primo e secondo grado le avessero già dato torto, nel chiedere il licenziamento del dipendente reo di essersi impossessato di qualche pezzetto di vile metallo di scarso valore, magari con un gesto automatico compiuto senza «dolo» dal momento che la prova dell'intenzionalità del suo comportamento «non era emersa» durante il processo.


Nel dichiarare «inammissibile» il reclamo della catena francese della grande distribuzione, la Cassazione ha inoltre condannato Auchan a pagare più di 3.600 euro di spese di giustizia. Ad avviso dei supremi giudici merita conferma il verdetto con il quale la Corte di Appello di Milano nel 2012 aveva dichiarato il licenziamento di Vito M. «sproporzionato» rispetto alle 'accusè. Anche il Tribunale era stato dello stesso parere.È eccessivo punire con il licenziamento il dipendente che, non si sa nemmeno bene se per il riflesso condizionato di mettere a posto gli scaffali o per sue necessità personali, si mette in tasca alcune rondelline metalliche, di quelle per fissare le viti, del valore complessivo di 2 euro e novanta centesimi. Lo sottolinea la Cassazione respingendo il ricorso della catena di supermercati Auchan che voleva licenziare il capo reparto di una sua filiale milanese colpevole di non aver pagato in cassa alcune vitarelle tonde il cui valore non ammontava nemmeno a tre euro.


La Suprema Corte ha infatti respinto - con la sentenza 6764 - il ricorso con il quale Auchan insisteva, nonostante i giudici di primo e secondo grado le avessero già dato torto, nel chiedere il licenziamento del dipendente 'reò di essersi impossessato di qualche pezzetto di vile metallo di scarso valore, magari con un gesto automatico compiuto senza «dolo» dal momento che la prova dell'intenzionalità del suo comportamento «non era emersa» durante il processo. Nel dichiarare «inammissibile» il reclamo della catena francese della grande distribuzione, la Cassazione ha inoltre condannato Auchan a pagare più di 3.600 euro di spese di giustizia. Ad avviso dei supremi giudici merita conferma il verdetto con il quale la Corte di Appello di Milano nel 2012 aveva dichiarato il licenziamento di Vito M. «sproporzionato» rispetto alle 'accusè. Anche il Tribunale era stato dello stesso parere.​
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero