Lunedì, ore 10: lo scontro finale sull'Italicum va "ufficialmente" in scena. Uno scontro che vede ai ferri corti la maggioranza di governo e tutto l'arco delle...
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Sullo sfondo di questi giochi di Palazzo da registrare l'invito del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, durante la cerimonia per il 25 aprile: «Mi auguro che, nella libertà del confronto politico, si possano trovare convergenze finalizzate al bene comune», anche perché «non è vero che siamo imprigionati in un presente irriformabile».
LA SCHEDA
Inizierà lunedì mattina nell'Aula della Camera l'esame della legge elettorale. Il testo è quello approvato dal Senato il 12 marzo 2015: quattro articoli su cui, con gli interventi dei relatori e del governo, si aprirà la discussione generale, la cui conclusione è prevista in giornata. Tuttavia, l'esame dell'Italicum, che divide il Pd ed è osteggiato da Forza Italia (che pure lo scorso anno al Senato lo aveva votato), entrerà nel vivo solo martedì mattina, quando saranno sottoposte al voto dell'Assemblea di Montecitorio le pregiudiziali di costituzionalità e di merito.
LA TEMPISTICA. Sulla legge elettorale in questa settimana si dovrebbero tenere solo due votazioni: martedì, sulle pregiudiziali di costituzionalità e di merito. Forza Italia chiederà lo scrutinio segreto, ed il governo potrebbe decidere di blindare le votazioni con la questione di fiducia: a tal proposito, a Montecitorio ci sono un paio di precedenti, per cui la fiducia sarebbe ammissibile. Se le pregiudiziali verranno respinte (ove approvate il provvedimento sarebbe infatti «affossato»), tutto si fermerà fino alla prossima settimana, ai primi di maggio. Lo slittamento al calendario del mese successivo consente il contingentamento dei tempi: è a questo punto prevedibile che le votazioni si tengano da martedì 5 a giovedì 7 maggio, quando si potrebbe giungere al voto finale, che sicuramente sarà a scrutinio segreto, previsto dal regolamento di Montecitorio anche per gli emendamenti e gli articoli relativi al meccanismo di trasformazione dei voti in seggi.
I NUMERI. Sulla carta, Matteo Renzi può contare su una maggioranza di circa 410 deputati: i 310 del Pd oltre ai 33 di Ap, ai 13 di Pi, ai 25 di Sc e a una trentina del Misto (tra cui gli ex M5S). Numeri ben superiori al quorum di 316 voti, ma che potrebbero scendere: la minoranza interna del Pd dispone infatti sulla carta di 90 voti anche se è prevedibile che almeno la metà voterà il testo.
LA FIDUCIA.
Il Messaggero