«Se un giudice decide di candidarsi, se decide di accettare una carica pubblica, un incarico politico, un incarico di governo, è bene che non torni a fare il...
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Anche il rapporto tra magistrati e media è normale dialettica democratica: non c'è niente di sbagliato, ma i giudici non devono essere parziali. «Io penso che non possa essere messo in discussione il diritto, peraltro costituzionalmente garantito per tutti, dei giudici e dei pubblici ministeri di esprimere le loro opinioni anche sui mezzi di informazione - ha detto Legnini - Ciò che occorre sottolineare è che i giudici ed i pubblici ministeri allorquando esternano lo devono fare avendo sempre ben presente la necessità di essere ed apparire terzi ed imparziali e di essere percepiti come tali dai cittadini».
Legnini ha parlato anche di intercettazioni: «La riforma è attesa da molto tempo e d'altronde la delega, contenuta nella più ampia riforma del processo penale, va attuata. Ricordo che questo intervento legislativo è stato preceduto dalle circolari dei Procuratori e del Csm contenenti principi ai quali mi sembra ci si stia ispirando». L'obiettivo, ha sottolineato il vicepresidente del Csm, è rafforzare le garanzie «soprattutto per tutelare la riservatezza per le comunicazioni e i colloqui irrilevanti. E ciò senza limitare il diritto di cronaca. Mi auguro che il testo conclusivo corrisponda a queste grandi direttrici». Legnini è poi intervenuto sul ruolo di «supplenza» dei magistrati, quando la politica non riesca a fare leggi, come già avvenuto sulla regolamentazione di testamento biologico e ius soli: «Non ci trovo nulla di improprio se la magistratura associata sollecita il Parlamento a disciplinare materie che non hanno disciplina. Il giudice - ha aggiunto Legnini - non può creare il diritto ma non può nemmeno applicare meramente la legge». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero