M5S-Lega, il contratto lascia il Sud a mani vuote: manca un piano strategico

M5S-Lega, il contratto lascia il Sud a mani vuote: manca un piano strategico
Che cosa prevede la bozza del programma Lega-M5S per il Mezzogiorno? Al momento, a meno di sorprese nelle prossime ore, dalla trattativa tenuta nel Pirellone di Milano emerge...

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Che cosa prevede la bozza del programma Lega-M5S per il Mezzogiorno? Al momento, a meno di sorprese nelle prossime ore, dalla trattativa tenuta nel Pirellone di Milano emerge un'unica certezza: non c'è un piano per il Sud. E' persino sorprendente constatarlo. Perché le due forze politiche, M5S e Lega, che dovrebbero dare vita al governo giallo-verde proprio alla protesta (una esplicita richiesta d'aiuto) del Meridione devono gran parte delle loro fortune.


Pochi dati per inquadrare il tema: i pentastellati hanno ottenuto nel Sud oltre 5 milioni di voti sugli 11 complessivi, raggiungendo addirittura il 54% dei consensi nell'area strategica di Napoli. Il 4 marzo i leghisti di Matteo Salvini nel Mezzogiorno si sono presentati per la prima volta in modo diffuso ottenendo percentuali lusinghiere ed eleggendo il loro leader al Senato in un collegio calabrese.

LE INCOGNITE
Entrambe le forze, ed in particolare i 5Stelle, hanno sottratto voti alla sinistra portandole via la sua base elettorale popolare in particolare proprio nel Mezzogiorno. Una base elettorale lusingata con promesse di interventi massicci, veloci e risolutivi sulle tematiche legate alla povertà e al disagio delle comunità locali coniugate con una maggiore spinta allo sviluppo economico delle aree meno fortunate.

Logico attendersi, dunque, un piano organico di interventi oppure una cornice di interventi strategici dedicati ai bisogni specifici del Mezzogiorno. Almeno per ora, invece, il tema Sud al tavolo delle trattative governative non è emerso. Al massimo affiorano interventi e proposte che sul Mezzogiorno avranno delle ricadute indirette sia per le famiglie che per le imprese. Partiamo dalle famiglie. La prima certezza è che nel programma del governo giallo-verde c'è il reddito di cittadinanza per chi è in difficoltà. Tuttavia al momento non è chiaro quante risorse saranno stanziate per questo capitolo né i tempi di attuazione del provvedimento (legato, tra l'altro, ad una complicata impennata dell'efficienza dei Centri per l'Impiego). Anche questo provvedimento comunque riguarderebbe tutta l'Italia anche se la povertà, come l'Istat non si stanca di ripetere, è concentrata nel Sud.

Forse per il Mezzogiorno la novità più importante che filtra dalla trattativa meneghina è un'altra: anche le Regioni meridionali avranno più autonomia e potranno utilizzarla (sempre nell'ambito delle normative europee che tutelano la libera circolazione delle persone) ad esempio per impostare concorsi per le scuole su base regionale. Ma anche in questo caso non si tratta di una scelta per il Sud quanto il riflesso dell'accordo - che diventerebbe generale - stipulato nelle scorse settimane fra il governo Gentiloni, e la Lombardia, il Veneto e l'Emilia.

Queste Regioni hanno ottenuto una maggiore sfera d'autonomia su sanità, istruzione, ambiente, lavoro, rapporti con l'Europa. L'idea emersa al Pirellone è quella di estendere questi nuovi poteri alle Regioni meridonali a statuto ordinario. In questo quadro il programma concordato fra M5S e Lega dovrebbe prevedere un aumento degli investimenti pubblici ma contemporaneamente si lascia capire per l'Ilva, la più grande impresa del Mezzogiorno (ma qui si giocano le sorti dell'acciaio italiano), la necessità di passare ad una alimentazione energetica a gas che ne aumenterebbe i costi rendendo ancora più traballanti i suoi bilanci già in forte affanno.


Insomma, un primo bilancio sommario della trattativa milanese fra M5S e Lega sembra lasciare men che briciole al Sud, ancora relegato al ruolo di Cenerentola e lasciato in balia di un equilibrio precario fra spinte opposte assistenzialiste e sviluppiste. Senza quell'organicità di un Piano di interventi che pure il voto meridionale del 4 marzo ha drammaticamente imposto all'agenda del Paese. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero