A due giorni dallo scadere dell'ultimatum di Madrid, la Catalogna si è di nuovo riversata in piazza oggi per denunciare l'arresto dei due dirigenti della...
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«La Spagna non è una democrazia», gli ha fatto eco il capogruppo della coalizione di Puigdemont Luis Corominas. La Cup, l'ala sinistra e più intransigente del fronte secessionista, ha proposto uno sciopero generale. Anche il leader di Podemos Pablo Iglesias ha ammesso di provare «vergogna». Sanchez e Cuixart sono accusati di «sedizione» per le manifestazioni di protesta del 20-21 settembre dopo il blitz della Guardia Civil contro le sedi del governo catalano e l'arresto di 14 alti funzionari. Decine di migliaia di persone si erano riunite davanti al ministero dell'Economia. La Guardia Civil rimase bloccata all'interno per alcune ore. «Non sono detenuti politici, sono politici detenuti», ha detto il ministro della Giustizia spagnolo Rafael Català respingendo le accuse. Mentre il prefetto in Catalogna Eric Millo ha aggiunto che sono indagati «non per le loro idee ma per le loro azioni». Senza però convincere il popolo indipendentista. A mezzogiorno la Catalogna si è fermata mentre risuonavano le sirene dei pompieri per chiedere la liberazione dei due. Migliaia di persone si sono concentrate davanti a luoghi di lavoro, municipi, ospedali al grido di 'Libertat!' e cantando 'Els Segadors', l'inno nazionale catalano. Anc e Omnia hanno organizzato in serata una grande manifestazione al lume delle candele su Avinguda Meridiana a Barcellona. I 'due Jordì sono i primi politici indipendentisti finiti in manette. Ma nessuno in Catalogna è pronto a scommettere siano gli ultimi.
La procura spagnola e esponenti del Pp del premier Mariano Rajoy hanno già minacciato di arresto lo stesso presidente Carles Puigdemont.
Il Messaggero