Bari, tangenti per appalti nelle sedi militari: 5 a processo

Bari, tangenti per appalti nelle sedi militari: 5 a processo
Finiscono sotto processo tre imprenditori e due ex colonnelli dell'Aeronautica Militare, mentre un altro ex colonnello è stato condannato con rito abbreviato, per...

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Finiscono sotto processo tre imprenditori e due ex colonnelli dell'Aeronautica Militare, mentre un altro ex colonnello è stato condannato con rito abbreviato, per presunte gare truccate per lavori in alcune strutture militari - tra cui il Cie di Borgo Mezzanone e la caserma Pisano di Capo Teulada - indette fra il 2011 e il 2012 dai ministeri dell'Interno e della Difesa per complessivi 10 milioni di euro. Il gup Antonio Diella, del Tribunale di Bari ha disposto il rinvio a giudizio. Il processo inizierà il 2 ottobre davanti ai giudici della seconda sezione collegiale. I reati contestati, a seconda delle posizioni, sono corruzione, turbata libertà degli incanti, truffa aggravata e rivelazione di segreti d'ufficio. A processo sono finiti gli ex militari Giuseppe Colella e Leonardo Losacco e gli imprenditori Salvatore Tafuro, Lorenzo Lotti e Giuseppe Guastamacchia.


Il gup ha condannato alla pena di 6 mesi di reclusione per turbativa d'asta, assolvendolo da un'altra accusa, l'unico imputato che aveva chiesto il rito abbreviato, l'ex colonnello Giuseppe Ria, difeso dall'avvocato Sergio Ruggiero. In fase di indagini hanno patteggiato pene fino a 2 anni di reclusione l'ex generale Carlo Peluso e gli imprenditori baresi Vincenzo Anzivino e Saverio Quartucci. La posizione di altri tre indagati è stata stralciata e inviata a Roma per competenza territoriale, mentre per altri quattro, fra i quali l'ex viceprefetto di Roma, Tommaso Ricciardi, è stata disposta l'archiviazione. Stando alle indagini della Guardia di Finanza, coordinate dal pm Francesco Bretone, gli imprenditori avrebbero pagato tangenti o promesso denaro e altre utilità (per esempio vacanze) per pilotare appalti. Nel febbraio 2015 l'inchiesta portò all'arresto di 4 indagati e all'interdizione di altri tre.
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Il Messaggero