Aereo caduto, nella registrazione le urla dei passeggeri. «Hanno capito tutto»

Aereo caduto, nella registrazione le urla dei passeggeri. «Hanno capito tutto»
PARIGI - «Si sentono le grida solo negli ultimi istanti. La morte è stata istantanea» c'è compassione nelle parole che il procuratore di Marsiglia Robin Brice ripete in...

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PARIGI - «Si sentono le grida solo negli ultimi istanti. La morte è stata istantanea» c'è compassione nelle parole che il procuratore di Marsiglia Robin Brice ripete in conferenza stampa. Infatti abbassa la voce. Quelle stesse parole le ha dette poco prima ai familiari delle vittime, perché sono la risposta alla domanda più insistente, più dolorosa: si sono resi conto, hanno sofferto, hanno avuto paura? Le tracce dei file audio della scatola nera non glielo possono dire, non possono dare con sicurezza almeno questo conforto, perché i suoni che registrano sono quelli all'interno del cockpit e non quelli nella cabina dove si trovano i passeggeri. Ma il procuratore ha letto tutta la traccia, e lui se la sente di rassicurarli: è soltanto alla fine, negli ultimi istanti, quando la montagna ha riempito gli oblò, che le grida di terrore hanno coperto il «pull up - pull up» che fuoriusciva dagli allarmi che segnalano l'avvicinamento alla terra. Questo il procuratore ha potuto dirlo. E anche che la morte è stata sul colpo, immediata, uno schianto che ha polverizzato tutto.


I PRIMI MINUTI

La discesa è durata otto minuti. Per i primi tre o quattro, i passeggeri - secondo un ex pilota Airbus - non si sono resi conto di niente. La perdita di quota a circa un chilometro al minuto può aver provocato qualche fastidio alle orecchie, uno scossone, ma niente di più. Anche il comandante non ha capito subito.



Quando ha cercato di rientrare in cabina, ha ripetuto due o tre volte la procedura normale, chiamando il suo copilota attraverso il videofono. Soltanto i passeggeri delle prime file, (nell'Airbus 320 l'ingresso della cabina è abbastanza visibile) devono essersi chiesti che cosa stesse succedendo, perché il comandante rimanesse lì impalato, davanti all'interfono piazzato sopra i sedili riservati agli assistenti di volo, che invece si sono subito allertati, sapendo che quello che stava succedendo, cabina chiusa, nessuna risposta, non rientrava in nessuna procedura normale.



IL CODICE ALFA

A quel punto mancano meno di tre minuti all'impatto finale. Fuori dalla porta il comandante può sentire le chiamate di Marseille-Contrôle, che sono diffuse da un altoparlante che si trova sul soffitto del cockpit. Sente la richiesta di avviare il codice alfa 7700 che identifica l'aereo in emergenza su tutti gli schermi radar. E vede che l'aereo è bassissimo, che continua a scendere. Lo vedono tutti in quel momento. Il comandante grida disperatamente dentro l'interfono, digita il codice segreto per penetrare in cabina ma è inutile, la porta è chiusa dall'interno.



Poi tenta l'impossibile: nel kit antincendio prende l'ascia per sfondare la porta. I passeggeri lo vedono, ma il gesto è disperato: la porta è blindata, fatta per resistere alle armi da fuoco come impongono le norme internazionali dopo gli attentati dell'11 settembre. Sono gli ultimi istanti. Dal cockpit si sente il «pull up-pull up». Il segnale è molto forte: secondo un esperto, è chiaramente udibile fino a oltre un quarto della cabina. E' un allarme che deve allertare il pilota, indica l'ultima possibilità di rialzare l'aereo per evitare lo schianto contro le montagne che si parano davanti. Ma ai comandi, nessuno fa niente ed è subito troppo tardi: l'aereo sbatte prima su un pendio, e poi si schianta contro la parete di ardesia del cirque della Galèbre a più di 700 chilometri orari. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero