Premierato, come funziona il referendum annunciato da Meloni: le schede, il quesito, il quorum. Cosa sappiamo

Con una maggioranza di due terzi si eviterebbe la consultazione popolare. Ieri però Giorgia Meloni si è rivolta direttamente agli italiani: «Volete contare o guardare mentre i partiti decidono per voi?»

«Voi cosa volete fare, volete contare e decidere o stare a guardare mentre i partiti decidono per voi?». Giorgia Meloni, nel video degli "Appunti di...

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«Voi cosa volete fare, volete contare e decidere o stare a guardare mentre i partiti decidono per voi?». Giorgia Meloni, nel video degli "Appunti di Giorgia", parla direttamente agli italiani che andranno a votare la riforma sul premierato. In teoria, il referendum potrebbe essere evitato trovando una maggioranza di due terzi in entrambi i rami del Parlamento. Ma la premier sa che non basterà l'appoggio di Matteo Renzi per superare questa soglia e quindi il voto appare inevitabile. Per questo, secondo alcune indiscrezioni, già si studia il quesito da proporre agli elettori.

Il referendum costituzionale

Il referendum previsto per le modifiche alla Costituzione è disciplinato dall'articolo 138 della Carta. Può essere chiesto entro tre mesi dall'approvazione di una riforma costituzionale da un quinto dei membri di una Camera (l'ipotesi più semplice) oppure cinquecentomila elettori o ancora cinque Consigli regionali. 

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Rispetto al referendum abrogativo - "cugino" con il quale le differenze sono molte - qui l'unico controllo richiesto è quello della Corte di cassazione, che deve verificarne la conformità alle norme costituzionali e della legge sui referendum (la 352 del 1970). Ottenuto il nulla osta della Suprema Corte, la norma viene "congelata" fino al voto. Ai seggi poi (altra differenza con il referendum abrogativo) non si richiedono quorum: se vincon i "sì" la riforma passa, altrimenti è bocciata, mentre non vengono considerate le schede bianche o nulle. Tanto è vero che in passato ci sono stati referendum con affluenze altissime (quasi il 70% per dire no alla maxi-riforma Renzi) o ben più basse, come per approvare la riforma del Titolo V (sui rapporti Stato-Regioni) dove votò solo il 34% degli aventi diritto. Se la riforma passa il Presidente della Repubblica promulga la legge, che viene pubblicata sulla Gazzetta ufficiale, passaggio che ne determina l'"ufficialità".

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Le prossime mosse

In ogni caso, si legge nell’articolo 5 del testo di legge approvato in cdm, la riforma sul premierato entrerà in vigore «a decorrere dalla data del primo scioglimento delle Camere» dopo la sua approvazione (preceduta, come appare quasi certo, dal referendum). Il centrodestra sta accelerando per arrivare alla prima lettura (delle due necessarie per ogni ramo del Parlamento) prima delle prossime elezioni europee di giugno. La tabella di marcia prevede poi di andare al voto nella primavera 2025. E le indiscrezioni dicono che a Palazzo Chigi si studi anche la formula più adatta per proporre il testo agli elettori, usando le parole «elezione diretta» o «popolare».

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Il Messaggero