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BRUXELLES L’intesa definitiva ancora non c’è, ma le distanze si stanno riducendo progressivamente. E l’obiettivo di chiudere prima di Natale, adesso, sembra a portata di mano. Magari con un nuovo Ecofin straordinario nella settimana del 18-21 dicembre, ipotesi che servirebbe a sigillare l’accordo politico sul futuro dei conti pubblici europei (più di una fonte scommette su martedì 19 sera), anche se per i più ottimisti potrebbe essere persino superfluo.
Otto ore di trattativa notturne e poco meno di tre al mattino (quando sul tavolo sono finiti l’ok finale alla revisione di 13 Pnrr, compreso quello italiano, e la nomina della nuova presidente della Bei) non sono bastate a risolvere l’impasse che impedisce ai Paesi Ue di trovare la quadra sulla riforma del Patto di stabilità e crescita. Ma hanno contribuito, negli scambi della notte in formato “confessionale” o ristretto, ad avvicinare le posizioni, adesso messe nero su bianco nelle nuove bozze di testo predisposte dalla presidenza spagnola del Consiglio. Ora c’è un accordo che coinvolge i quattro Paesi più grandi dell’Unione: Francia, Italia e Spagna, ma anche Germania. C’è chi parla di un accordo che ormai copre il 95% del Patto (il francese Bruno Le Maire), chi del 92% (il tedesco Christian Lindner), ma tutti sembrano concordi che una fumata bianca è questione di «giorni» (il commissario all’Economia Paolo Gentiloni). «Vari Paesi hanno richiesto più tempo per un supplemento di analisi a livello tecnico, giuridico o anche politico, per consultare i Parlamenti nazionali», ha riferito la ministra spagnola Nadia Calviño.
LA FLESSIBILITÀ
Le trattative notturne, prima sull’asse Parigi-Berlino e quindi con il coinvolgimento di Roma e Madrid, hanno prodotto anzitutto una novità nel nome della flessibilità (benché a tempo), finita in un “considerando”.
LE SOGLIE
Tra le altre modifiche, nella parte “preventiva” del Patto, dove compaiono le nuove soglie di salvaguardia per debito e deficit, si ripristina una sorta di serie A e serie B tra i Paesi in base al debito. Al taglio medio annuo dell’1% del debito se il rapporto debito/Pil supera il 90% e dello 0,5% se è nell’intervallo 60-90, si accompagnano nuovi paletti anche sul deficit. Non sarà sufficiente, infatti, ricondurlo al di sotto del 3%: gli Stati ad alto debito dovranno scendere fino all’1,5%, mentre quelli con il debito tra 60% e 90% ottengono di fermarsi al 2%. I margini annuali di scostamento dal percorso concordato con Bruxelles (in assenza di procedura) passano invece a un finora inedito 0,5%.
I ministri dei Ventisette hanno poi dato il via libera definitivo alla maxi-revisione del Pnrr italiano, che inserisce pure il nuovo capitolo RePowerEU dedicato alla transizione energetica e che a fine novembre aveva ricevuto disco verde dalla Commissione. «Un altro grande risultato del governo che conferma la serietà e l’efficacia del lavoro svolto in questi mesi», ha affermato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni; mentre «siamo già al lavoro per l’attuazione del Piano rivisto, a partire dagli obiettivi previsti per la quinta rata la cui richiesta verrà presentata in tempi brevi», ha aggiunto il ministro per gli Affari Ue, il Sud, il Pnrr e la coesione Raffaele Fitto. Il Consiglio ha approvato pure altri 12 Piani modificati, compresi quelli di Ungheria e Polonia (rispettivamente con quattro e una astensione), il che sblocca i primi pre-finanziamenti dei Recovery in direzione di Budapest e Varsavia.
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Il Messaggero