Prescrizione, tra M5S e Pd è muro contro muro. Di Maio: a gennaio riforma sarà legge

Di Maio frena sul Mes, assicura di non aver mai parlato di governo in crisi ma ribadisce che serve un rinvio. Quanto alla prescrizione, è scontro con il Pd che vorrebbe...

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Di Maio frena sul Mes, assicura di non aver mai parlato di governo in crisi ma ribadisce che serve un rinvio. Quanto alla prescrizione, è scontro con il Pd che vorrebbe bloccare l'entrata in vigore della riforma di Bonafede. «Il primo gennaio sarà legge», avverte il capo M5S, ma i dem non arretrano: «Sulla prescrizione non faremo passi indietro», avverte Andrea Marcucci.


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«Non ho mai parlato di crisi di governo, semplicemente chiediamo un rinvio per migliorare questo meccanismo», sottolinea il leader politico del movimento 5 stelle Luigi Di Maio intervistato dal Gr1 Rai. «La cosa incredibile è che noi assistiamo a una Lega che attacca su questo fondo quando tutto questo è patito dal governo Berlusconi-Lega, alla faccia dei sovranisti».

La prescrizione? «La nostra riforma dal primo gennaio diventa legge. Su questo non discutiamo. Se il Pd poi vuol votare una legge con Salvini e Berlusconi per far tornare la prescrizione com'era ideata da Berlusconi sarà un Nazareno 2.0, ma non credo avverrà».

Il Pd fa muro. «Di Maio forse non ha capito la gravità della situazione. Sulla prescrizione, non faremo passi indietro. Non si può accettare una norma anticostituzionale come il blocco della prescrizione dopo il primo grado di giudizio. Non si possono sottoporre i cittadini a processi infiniti. Ci sono diverse soluzioni tecniche da affrontare ora, consiglio al capo del M5S di smetterla con le provocazioni», dice il presidente dei senatori Pd Andrea Marcucci replicando al leader M5s.​

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E poi c'è il nodo della concessione ad Autostrade: «All'inizio eravamo soli e sembravamo dei pazzi, adesso stanno uscendo le carte dai processi che dicono che Autostrade sapeva che il ponte Morandi poteva crollare. Stare vicini ai familiari delle vittime significa togliere le concessioni a questa gente».
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Il Messaggero