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dal nostro inviato - MANDURIA (Taranto) - Divertita e rilassata per il clima campagnolo, Giorgia Meloni. E per l'atmosfera di festa - con cena di Heinz Beck e torta per il compleanno numero 78 di Bruno Vespa nella sua masseria Li Reni - in cui seduta affianco al giornalista e alla presidente Casellati, la leader di FdI ha motteggiato sulla Roma («La Maggica ha fatto il colpaccio con il trionfo in Conference League») e preso in giro il deputato azzurro Andrea Ruggieri («Quanto state soffrendo voi laziali?») associandolo ad Anna Falchi che è aquilotta ma sbagliando (lui è juventino). E in tarda serata, mentre la figlia e la nipote ormai dormono nella bella stanza del resort, rivolta al presidente pugliese Emiliano: «Ci facciamo una partita a tressette?». E lui, respingendo la proposta: «Ma come fai, Giorgia, ad avare tutta questa energia, io sono distrutto...».
Fin qui, l'aspetto conviviale. Poi però, ieri mattina, c'è stato l'aspetto combat della Meloni. Sulle labbra della Meloni la stroncatura del viaggio di Salvini a Mosca è il segno dell'ennesima divisione in casa centrodestra, e dell'incompatibilità - sul tema della guerra - tra l'atlantismo di FdI e il filo-putinismo dell'alleato e rivale. «Non ne conosco i contorni. Per carità, tutto quello che si fa per arrivare a una soluzione di questo conflitto è buona cosa», spiega la leader di FdI, davanti a una platea piena anche di esponenti locali del suo partito: «L'unica cosa però su cui bisogna fare molta attenzione è questa: non bisogna dare l'impressione, nell'altra metà del campo, che ci si possa infilare nelle crepe del fronte dei Paesi occidentale. Noi abbiamo bisogno in questa fase di una postura solida dell'Occidente. Dobbiamo presentarci coesi». Senza iniziative spot, che possono creare danni enormi nella gestione di questo momento delicatissimo.
E non è un'accusa da poco dire a Salvini che la sua missione diplomatica, su cui lui ora sta frenando, può diventare un assist per le manovre propagandistiche di Putin e per dividere i Paesi europei e l'Europa rispetto agli Usa.
La chiarezza
E ancora: «Se lasciamo vincere l'invasore, dopo toccherà alla Moldavia, alla Finlandia e ai Paesi Nato come la Lettonia. E guardate, se l'Ucraina capitola il vero vincitore non è la Russia, ma la Cina e gli europei finirebbero sotto l'influenza cinese». L'ambiguità di certo pacifismo, anche salviniano, non è affatto negli orizzonti di FdI. «In questa fase l'Italia - è il messaggio della Meloni - non deve discostarsi dalle scelte che fanno i suoi alleati. Non vorrei uscire da questa vicenda con un altro racconto sull'Italia del tipo spaghetti e mandolino».
Chiarezza e responsabilità: ecco le parole chiave di Giorgia. Su tutto. Anche nel centrodestra. «Si vuole vincere con FdI o si vuole non vincere per andare poi al governo con Pd e M5s? A questo domanda servono risposte molto chiare da parte dei nostri alleati». Che però il patto anti-inciucio caro alla Meloni non intendono sottoscriverlo. In FdI si teme per esempio che, senza una vittoria netta del centrodestra, al posto di Giorgia a Palazzo Chigi in modalità larga alleanza potrebbero andare altri o altre: la Carfagna, come ipotizza più di qualcuno qui alla masseria dopo il passaggio di Mara e soprattutto dopo la doppia presenza importantissima di Mattarella e Draghi alla kermesse di Sorrento promossa dalla ministra del Sud?
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Il Messaggero