Meloni, missione in Libia sabato e poi a Varsavia. La rete internazionale del premier

Meloni, missione in Libia sabato e poi a Varsavia. La rete internazionale del premier
L'agenda è più o meno questa: prima il Mediterraneo e poi il fronte Est. E quindi sabato la Libia, poi Stoccolma e Berlino in vista di Bruxelles. Infine...

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L'agenda è più o meno questa: prima il Mediterraneo e poi il fronte Est. E quindi sabato la Libia, poi Stoccolma e Berlino in vista di Bruxelles. Infine Varsavia e l'attesa tappa di Kiev. Giorgia Meloni, parafrasando le parole del compagno Andrea Giambruno in una recente recente inervista, si prepara ad una nuova tornata del «girone dantesco» che sono i suoi viaggi da premier. 

 

Il viaggio a Tripoli

Archiviata Algeri dello scorso weekend, il presidente del Consiglio dopodomani volerà a Tripoli insieme al ministro degli Esteri Antonio Tajani e al ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. L'obiettivo dichiarato è siglare un accordo di 8 miliardi di euro tra Eni e la corrispondente azienda statale, Noc, per aumentare la produzione di gas. Non si tratta però solo di un viaggio "economico". Quella del premier infatti è una visita strategica, necessaria non solo per confermare l'influenza italiana sul territorio ma soprattutto per rimettere in piedi anche con le autorità libiche un discorso di ampio respiro sui flussi migratori. Se l'obiettivo primario resta frenare in qualche modo le decine di partenze che ogni giorno impegnano le coste del Paese, a lungo termine invece l'idea è - chiarita da Tajani durante il question time di ieri - «compiere ogni sforzo» perché si arrivi allo svolgimento di regolari elezioni, riportando nell'alveo delle istituzioni democratiche uno scontro che da anni contrappone il generale Khalifa Haftar e il premier di Tobruk Fathi Bashaga con il primo ministro indicato dall'Onu e vicino ai turchi Hamid Dbeibah. Una situazione intricata in cui l'Italia, forte della buona considerazione di cui gode nell'area e ad Ankara, proverà a fare da mediatore. 
Alla gestione dei flussi migratori sono in parte legati anche i viaggi - in preparazione ma non confermati - in Svezia e in Germania del prossimo 3 febbraio. A Stoccolma la premier si recherà per provare a stabilire un canale di comunicazione con la presidenza svedese che nei prossimi mesi guiderà l'Unione europea. Al prossimo consiglio del 9 e 10 febbraio il premier Ulf Kristersson, conservatore come Meloni, pare tutt'altro che intenzionato a rivedere la gestione dei confini esterni dell'Ue come preferirebbe l'Italia, spingendo - come chiesto da Paesi Bassi - per l'applicazione del trattato di Dublino e l'imposizione di nuovi limiti ai movimenti secondari. 

 

Scalo a Berlino

Sempre il 3 febbraio il premier italiano potrebbe però fare scalo anche a Berlino. Non solo per saldare un dialogo finora non proprio semplice con Olaf Scholz, ma soprattutto per provare a convincerlo della necessità di nuovi interventi comunitari a sostegno dell'economia Ue "assediata" dalle misure anti-inflazione statunitensi. Una partita non semplice, considerando che agli aiuti di Stato o ad un nuovo fondo Sure prospettato dall'Italia (e dal presidente del consiglio Ue Charles Michel), la Germania e la commissione di Bruxelles preferirebbero rivedere il quadro finanziario pluriennale o fare uso dei fondi ancora non spesi nel Recovery Fund e in REPowerEu.

Infine, dopo aver garantito ieri nel corso della videocall con Joe Biden e i leader di Germania, Francia e Regno Unito la disponibilità italiana all'invio del sistema di difesa aereo Samp-T all'Ucraina, Meloni è fermamente intenzionata a recarsi in visita a Kiev. Soprattutto, come ha spiegato recentemente, a farlo prima del 24 febbraio, anniversario dell'inizio dell'invasione russa. L'idea è lanciare l'ennesimo messaggio forte di vicinanza al presidente Volodymyr Zelensky, preparando il terreno a giocare un ruolo centrale anche nella fase di ricostruzione che seguirà il conflitto. Anche in questo caso però, al viaggio potrebbe aggiungersi una seconda tappa, stavolta in Polonia. Il Paese è guidato da uno degli alleati europei più vicini a Meloni. Mateusz Morawiecki è infatti il leader con cui l'italiana guida il Partito dei conservatori europei (Ecr). Con il premier polacco quindi, non ci si limiterà a mostrare sostegno per il ruolo fondamentale recitato nell'accoglienza dei profughi ucraini, ma si stringerà ulteriormente l'intesa in vista delle elezioni del 2024. 

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Il Messaggero