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Al passaggio del feretro di Silvio Berlusconi, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha chinato il capo in segno di rispetto. Un atto di correttezza istituzionale al quale è seguito poco dopo sul sagrato un gesto più intimo, il saluto alla famiglia. Per l’addio all’ex premier il Duomo di Milano ha accolto ieri le più alte cariche dello Stato, la politica italiana di maggioranza e opposizione, capi di governo e delegazioni internazionali, i colleghi e gli amici di sempre. Quattro volte presidente del Consiglio, inventore di Milano 2 e delle televisioni private, presidente del Milan, una vita lunga e intensa spesa fino all’ultimo che ha lasciato un segno indelebile.
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«UN COMBATTENTE»
Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, come da protocollo, esce dal Duomo dopo il capo dello Stato e anche per lei, appena terminata la cerimonia, è il momento dell’affetto. Abbraccia la compagna dell’ex premier, Marta Fascina, abbraccia e bacia i cinque fratelli Berlusconi. Ma, in particolar modo, Marina. Quasi a suggellare quello che tutti vedono come un asse tra le due. Più che un patto di non belligeranza, ma una vera intesa politica. FdI non “aggredirà” Fi con Opa ostili (su elettori o eletti) e Forza Italia continuerà nel solco moderato di Berlusconi, con la “regia” di Marina dietro le spalle. «Grazie Silvio. Non ti dimenticheremo», è l’omaggio di Giorgia sui social. «Ti renderemo orgoglioso», promette a commento del video nel quale ripercorre alcuni momenti della vita del Cavaliere, dal discorso della sua discesa in campo fino all’ultima immagine del grande tricolore sventolato in una manifestazione di FdI. «Abbiamo iniziato questo cammino molti anni fa. Abbiamo percorso strade diverse. Ma l’obiettivo era, è e rimarrà comune. Rendere l’Italia fiera e capace di stupire il mondo», afferma Giorgia Meloni.
«Combattente, coraggioso, determinato - è la sua dedica - Uno dei più grandi imprenditori che l’Italia abbia avuto, capace di innovare e costruire nuove strade». Il presidente del Consiglio definisce Berlusconi «sempre pronto a difendere l’interesse nazionale. Ha governato con l’orgoglio, la visione e l’autorevolezza che una nazione come la nostra merita e richiede. Ha reso l’Italia centrale nello scenario internazionale.
IL RICORDO
L’ultimo atto dell’esistenza di Silvio Berlusconi è la sintesi e la rappresentazione di tutta la sua vita. L’omaggio al politico con i funerali di Stato e il commiato all’imprenditore delle tv trasmesso a reti unificate, ma anche un momento molto personale con tutta la famiglia e gli amici di sempre. Arrivano Marcello Dell’Utri, Adriano Galliani, Gianni Letta e Fedele Confalonieri, il medico Alberto Zangrillo che da primario di rianimazione al San Raffaele lo ha assistito fino a lunedì scorso. E ancora i vertici di Fininvest, Mediaset, Publitalia, volti noti dello spettacolo come Gerry Scotti, Alba Parietti, Barbara D’Urso, Iva Zanicchi e anche Lele Mora. Dall’altro lato della navata, le istituzioni. Il presidente della Camera Lorenzo Fontana: «Oggi è stato commovente. Berlusconi lascia un segno indelebile anche per chi l’ha criticato per tanti anni. La mia generazione è nata con le sue televisioni. Non è solo la politica, pure importantissima, ma è stato un uomo decisivo nella società italiana». Il presidente della Camera Ignazio La Russa: «Ho visto una improbabile polemica sul lutto nazionale, davvero eccessiva se non addirittura sbagliata».
E poi la presidente della Corte Costituzionale Silvana Sciarra, il presidente della Lombardia Attilio Fontana e il sindaco Giuseppe Sala, gli ex premier Mario Monti e Mario Draghi, con gli occhi lucidi, Matteo Renzi, un nutrito drappello di governatori di Regione. Per il Pd c’è Elly Schlein, con lei Piero Fassino, Francesco Boccia e la capogruppo alla Camera Chiara Braga, nel transetto il fondatore della Lega Nord Umberto Bossi, accompagnato dal figlio Renzo. La cerimonia avrebbe dovuto chiudersi con le parole della famiglia affidate a Marina Berlusconi, un addio intimo e affettuoso, un ringraziamento a chi gli ha voluto bene. Ma la tradizione del Duomo non lo prevede e così, alla fine, il conforto del ricordo è stato sostituito da quello degli abbracci sul sagrato. E dall’omaggio della folla vicino fino all’ultimo al «presidente del popolo».
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