Forza Nuova, il 20 ottobre mozione Pd per lo scioglimento: ecco cosa succede con il sì

Dopo gli scontri di Roma, stretta sulle organizzazioni neofasciste

Si svolgerà il 20 ottobre nell'Aula di Montecitorio la discussione della mozione del Pd, presentata dalla capogruppo Serrachiani, sullo scioglimento di Forza Nuova e...

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Si svolgerà il 20 ottobre nell'Aula di Montecitorio la discussione della mozione del Pd, presentata dalla capogruppo Serrachiani, sullo scioglimento di Forza Nuova e delle organizzazioni neofasciste. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Il testo è stato calendarizzato su richiesta dei democratici. Ma prima? Martedì prossimo (19), ci sarà l'informativa del ministro Lamorgese, come richiesto da Pd, Italia Viva, Leu e M5S sulle devastazioni e gli scontri di sabato scorso. La battaglia in Parlamento sarà dura e dopo la presentazione del documento della sinistra ci saranno anche le lotte intorno a quello del centrodestra, in cui Berlusconi-Meloni-Salvini hanno trovato l’accordo per dire «no a tutti gli estremismi» e «vanno sciolti tutti i gruppi violenti».

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Intanto FdI va all’attacco. Il capogruppo Lollobrigida: «Strumentale la mozione dem su Forza Nuova. Il governo può già scioglierla per decreto». E ancora: «Il vero scoop sel Pd non è raggiungere lo scioglimento di Forza Nuova, che può già fare il governo, ma per alimentare un clima di tensione che nasconde ai cittadini italiani i programmi elettorali, che impedisca di parlare di questi argomenti e che parli di tutt'altro». Si certo la guerra delle mozioni da mercoledì sarà un forte show parlamentare ma con poca sostanza. Più teatro che decisioni. Quale spettano al governo e le mozioni, come si sa, nel gioco politico contano poco. L’esecutivo invece è all’opera sul cuore della cosa: dichiarare disciolta o no Forza Nuova. È ancora in corso l’esame della questione da parte degli studiosi contattati da Palazzo Chigi: giuristi, costituzionalisti, professori universitari ed altri esperti di diritto che daranno un parere tecnico. La legge Scelba del 1952 consente all’esecutivo “in casi straordinari di necessità e di urgenza” di agire attraverso un decreto legge contro un movimento politico se questo usa la “violenza come metodo di lotta”.

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Lo scioglimento del gruppo neofascista di Fiore è un percorso, però, tutt’altro che semplice. Sia per un fatto politico, ovvero perché la Lega fa parte del governo e non vuole affatto lo scioglimento del movimento di Fiore. Che se avverrà creerà una frattura nella maggioranza di governo che difficilmente Draghi può auspicarsi. Ma c’è anche un fattore di fondo che è di grande rilevanza. Mai prima d’ora, infatti, un partito è stato sciolto con un decreto legge del governo. L’unico precedente è rappresentato da Ordine Nuovo, che fu sciolto nel 1973 dal ministero dell’Interno a seguito di una sentenza. Sentenza che, nel caso di Forza Nuova non c’è. Per questo il premier si muove con estrema cautela, anche e soprattutto in considerazione del fatto che, all’interno delle forze di maggioranza che sostengono il governo, i pareri non sono unanimi. Se Pd e M5S, infatti, sono favorevoli allo scioglimento del partito di estrema destra, altrettanto non si può dire di Forza Italia e Lega, che hanno già espresso la loro contrarietà alla mozione presentata dal Pd e dagli altri contro “tutti i movimenti politici di chiara ispirazione neofascista”, a cominciare da quello autore delle violenze a Roma e dell’assalto alla sede della Cgil. In Parlamento, comunque, la sinistra rossogialla voterà la propria mozione e la destra voterà a sua volta il proprio documento. Mentre Palazzo Chigi prende tempo.

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Il Messaggero