Giancarlo Giorgetti ha fama di essere un realista estremo. E la sua previsione è questa: «Se il governo cade, cade nei prossimi giorni, altrimenti non cade...
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Il fatto è che Salvini ha annunciato la sua svolta sulle tasse, e a Palazzo Chigi non si sa con quali soldi si può fare, «visto che non ci sono». «Tagli fiscali da 30 fino a 50 miliardi»: ecco l'affondo salvinista. Che ha gelato non solo il premier ma anche il ministero del Tesoro, per non dire i 5 stelle: «Salvini è in preda a un superomismo da vittoria senza avere le basi» (finanziarie).
Flat tax, cosa è: ecco quali sono le ipotesi in campo
E comunque Conte da Bruxelles - dove si è intrattenuto con il presidente Juncker per parlare di che cosa ci sarà scritto nella lettera di richiamo sui conti che la commissione Ue sta per spedire all'Italia - fa filtrare tutta la sua irritazione per la «sparata», anzi per la «provocazione», di Salvini. «Queste risorse di cui parla il leader leghista non esistono minimamente», scandiscono le fonti governative. Il ragionamento è questo: «Oggi, con al Ue sul piede di guerra, i mercati in crisi di fiducia e le casse praticamente a secco, un maxi piano di choc fiscale non è proprio praticabile».
Ma Salvini su questo è lanciatissimo, mentre Conte è più che preoccupato: quasi terrorizzato per l'«azzardo» del vicepremier leghista. La difficoltà dell'inquilino di Palazzo Chigi, di fronte all'assalto salvinista per lo sforamento dei parametri europei e alla ribadita volontà di non toccare l'Iva anche se i soldi per non aumentarla non ci sono, sta nel fatto che in presenza di queste impuntature non sa come trattare con la commissione europea. Condurre un negoziato delicatissimo alla vigilia della lettera di richiamo, in mezzo ai colpi sparati da Salvini e con lo spread che si impenna, viene ritenuto assai arduo agli occhi di Conte e quasi impossibile. Salvini dovrebbe usare più misura e maggior senso di responsabilità, questo il ragionamento del premier. Il quale tra l'altro, a chi gli dice che Salvini lo sta commissariando, risponde: «Non mi sento affatto commissariato».
Un braccio di ferro a tutti gli effetti comunque è in corso. E il tema fiscale - su cui il capo leghista assicura o minaccia: «Non mi fermerò per niente al mondo su questo, diciamo sempre di dover essere fedeli al Contratto di governo e questo è punto scritto in lettere maiuscole nel Contratto» - costituisce oltretutto per Salvini lo strumento perfetto per sfondare nel mondo berlusconiano. Rubando al Cavaliere le simpatie dei suoi, visto che Forza Italia ha sempre fatto della rivoluzione fiscale il suo totem.
LE TELEFONATE
Salvini lancia anche la proposta di una «conferenza Ue sullo sviluppo», convinto che anche da lì potrà emergere che non solo i sovranisti ma anche i socialdemocratici e i verdi vogliono chiuderla «una volta per tutte con l'austerità». Giorgetti insiste sulla linea salvinista e lo fa così: «Il tetto del 3 per cento si può sforare. Non è scritto nelle tavole della legge ma è nel Trattato di Maastricht del 92-93. Tutti quei Trattati sono stati scritti in un mondo profondamente cambiato e la ragionevolezza non la pazzia rivoluzionaria di Salvini imporrebbe di rivederli, ma l'Europa non ce la fa. Lo sfondamento del 3 per cento è molto diverso se è per fare regali elettorali o sviluppo e crescita».
Per decidere la strategia sul fisco e su tutto il resto, Salvini ieri ha sentito più volte Giorgetti, anche a proposito dell'irritazione di Conte sulla Flat Tax.
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Il Messaggero