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La piattaforma Rousseau ha dato il via libera al governo guidato da Mario Draghi. I sì sono stati il 59,3%. Allo stesso tempo, però, l'esito del voto ha cristallizzato la divisione all'interno del Movimento Cinque stelle. La spaccatura è andata allargandosi nel corso delle settimane. E si è fatta feroce nelle ultime ore. Per esempio, Luigi Di Maio, Roberto Fico e Giuseppe Conte hanno sponsorizzato il via libera di Beppe Grillo alle larghe intese. Mentre Alessandro Di Battista ha messo nero su bianco la sua contrarietà. E ha lasciato il movimento. Lo ha fatto in un editoriale pesantissimo, con cui ha ripercorso le sentenze sui rapporti fra politica e mafia. Il titolo non lasciava dubbi: «Da Dell'Utri a Bontate: il curriculum di Berlusconi ci impone di dire No al nuovo governo». La partecipazione alla consultazione on line è stata alta: 74.537 votanti, pochi meno di quelli che nel 2019 si sono espressi sul Conte Due e il doppio di quelli del Conte Uno, nel 2018.
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Il raffronto con il voto a Conte
L'esito rispecchia i «desiderata» dei vertici del Movimento, che per tutta la giornata hanno fatto in modo di rendere pubblico il loro voto favorevole a Draghi. Quel restante 40,3%, cioè i voti contrari, ha in Di Battista il portavoce più in vista. Dei circa 280 parlamentari M5s, sulla carta sono una cinquantina quelli sensibili alle sue posizioni. I più smaccatamente anti-governissimo lo hanno ribadito in giornata. Spingendosi, al massimo, ad accettare un'astensione in Aula. «Siete voi iscritti al M5s - ha detto la senatrice Barbara Lezzi - che potete decidere se accomodarvi accanto a Berlusconi, Salvini, Renzi, Calenda e gli altri oppure pretendere che tutto passi dal M5S». E l'ex ministro Danilo Toninelli: «Ho votato No. Per evitare di sedersi al tavolo con certi personaggi che sono tra i motivi per cui è nato il Movimento 5 Stelle».
Per Grillo, dovrà trattarsi di una sorta di cabina di regia che riunisca i ministeri «della Finanza, dell'Economia Sostenibile, insieme al ministero dell'Ambiente e a quello dell'Energia», con «due o tre persone scelte, una da noi del Movimento, due da lui, di grande, di grosso spessore».
La lettura dell'esito del voto su Rousseau è stata come lo sfogliar delle carte durante una partita a poker. Dopo aver visto che avevano in mano i quattro assi, i «vincitori» hanno commentato senza nascondere - non la sorpresa - l'entusiasmo: «La responsabilità è il prezzo della grandezza - ha detto Di Maio - Oggi i nostri iscritti hanno dimostrato ancora una volta grande maturità, lealtà verso le istituzioni e senso di appartenenza al Paese». Gli ha fatto eco il presidente della Camera Roberto Fico: «Il Movimento 5 stelle ha deciso di sostenere la nascita di un governo guidato da Mario Draghi. Questa scelta è un'assunzione di responsabilità e segna l'apertura di una nuova fase in questa legislatura». Anche Davide Casaleggio, che ultimamente non è sembrato in sintonia con Grillo, si è detto «contento» perché - ha detto - «siamo riusciti a fare sintesi della volontà del Movimento 5 Stelle». Che ci sia il timore di una tenuta dei gruppi, però, emerge chiaramente dalle dichiarazioni del capo politico, Vito Crimi, che si è affrettato a sottolineare: «Il mandato che gli iscritti ci hanno conferito oggi è chiaro: il Movimento 5 Stelle sosterrà il nuovo governo. La democrazia del Movimento passa per il voto degli iscritti che è vincolante». Il messaggio è chiaro.
Di Battista lascia
«Accetto la votazione ma non posso digerirla. Da tempo non sono d'accordo con le decisioni del Movimento 5 Stelle e ora non posso che farmi da parte». Così Alessandro Di Battista in un video su Fb dove saluta e ringrazia i suoi ex colleghi e Beppe Grillo. «Non posso far altro, da ora in poi, che parlare a nome mio e farmi da parte, se poi un domani la mia strada dovesse incrociare di nuovo quella del M5s lo vedremo, dipenderà esclusivamente da idee politiche, atteggiamenti e prese di posizione, non da candidature o ruoli. Faccio un grande in bocca la lupo ai miei ex colleghi». Lo ha detto Alessandro Di Battista su Facebook.
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Il Messaggero