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Il premier Draghi sta mediando con il Vaticano, non accetterà ingerenze ma chiederà alle forze politiche informalmente di modificare alcune parti del ddl Zan. Vuole un’intesa, chiede che arrivi un segnale da parte delle forze politiche e che non si destabilizzi la maggioranza. La Santa Sede ha chiesto di rimodulare la legge contro l’omotransfobia in modo che la Chiesa possa continuare a svolgere liberamente la sua azione pastorale, educativa e sociale. Lo ha fatto attraverso il segretario per i rapporti con gli Stati, monsignor Paul Richard Gallagher, con una nota consegnata il 17 giugno all’ambasciata italiana presso la Santa Sede: il provvedimento viola l’accordo di revisione del Concordato, riduce la libertà garantita alla Chiesa Cattolica, mette in discussione la sua libertà di organizzazione, è un attentato alla libertà di pensiero dei cattolici.
Ddl Zan, Vaticano chiede di modificare il disegno di legge
Un gesto diplomatico senza precedenti - è la prima volta che viene chiamato in causa il Concordato - che nelle intenzioni di Papa Francesco è servito più che altro per compattare il fronte cattolico. L’obiettivo è migliorare la legge, non ostacolarla. Ma la mossa ha avuto la conseguenza di irrigidire ancor di più chi non intende cambiare l’impianto del testo che introduce nell’ordinamento “misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”. Il segretario dem ha prima aperto al dialogo sui nodi da sciogliere, poi ribadito - anche su input di molti esponenti dem e soprattutto della componente femminile del partito - che il Pd si impegnerà a fondo per l’approvazione del ddl, «è una legge di civiltà». I capigruppo di Pd, M5s e Leu ieri hanno incontrato il presidente del Senato, Casellati. Hanno chiesto che venga convocata al più presto una conferenza di capigruppo per avere tempi certi sull’approdo in Aula.
Ddl Zan, Draghi: «Risponderò in Parlamento, è una domanda importante»
Il centrodestra
Di sicuro la mossa d’Oltre Tevere è un assist al centrodestra. «Se c’è la volontà di ragionare insieme su un testo che non cancelli la libertà di opinione, ma che tuteli da aggressioni e discriminazioni, noi siamo d’accordo», dice Salvini che sfida l’inquilino del Nazareno ad incontrarlo: «Ha aperto a cambiare la legge Zan. E adesso? Cosa dicono i pasdaran?», si chiede. Il ‘Capitano’ promette che non si metterà di traverso ma non si smuove se non si arriva ad un compromesso. Il presidente della Commissione Giustizia, il leghista Ostellari, prende la palla al balzo: «Sediamoci a un tavolo. Le audizioni si possono ridurre. Inauguriamo una fase di confronto, leale e costruttivo».
Tra le proposte del partito di via Bellerio quella di salvaguardare la libertà di espressione e di eliminare la giornata nelle scuole sull’omotransfobia. Ma il M5s non ci sta, la convinzione tra i pentastellati che sono per il sì è che sia in atto uno scontro interno alle gerarchie ecclesiastiche. «I timori fatti trapelare dal Vaticano sono del tutto infondati», dice la senatrice M5s, Maiorino. Sulla stessa lunghezza De Petris di Leu. «Le osservazioni del Vaticano erano prevedibili», osserva la forzista Ronzulli. «Il testo non limita in alcun modo la libertà di espressione, così come quella religiosa. E rispetta l’autonomia di tutte le scuole», avverte lo stesso Zan.
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Il premier e l'Europa
Ora i fari sono puntati sul “tavolo politico” auspicato dal premier. «Risponderò in Parlamento», si è limitato a dire Draghi. Mentre il presidente della Commissione Von der Leyen ha rimarcato come «i trattati europei sono molto chiari nell’articolo 2, proteggono la diversità e la dignità di ogni singolo essere umano e di proteggere la libertà di parola insieme ad altri valori. Trovare l’equilibrio è compito dell’Unione europea», ha osservato.
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Il Messaggero