Conte, l'escalation contro Draghi. Ma il premier è tranquillo: «Il M5S non romperà»

Il capo del Movimento 5 Stelle: «Sul Superbonus il premier è stato contraddittorio, ci chiediamo quale sia il Draghi prevalente»

Conte, l'escalation contro Draghi. Ma il premier è tranquillo: «Il M5S non romperà»
Giuseppe Conte non si ferma. Dopo aver sollevato la questione dei fondi per gli armamenti e aver detto “no” all’invio di armi pesanti all’Ucraina, il...

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Giuseppe Conte non si ferma. Dopo aver sollevato la questione dei fondi per gli armamenti e aver detto “no” all’invio di armi pesanti all’Ucraina, il leader dei 5Stelle continua ad attaccare Mario Draghi sul fronte del Superbonus del 110% e dei poteri straordinari affidati con il decreto-aiuti al sindaco Roberto Gualtieri per realizzare il termovalorizzatore di Roma.

 

 

Conte, l'escalation contro Draghi

Una vera e propria escalation. Condita da veleni: «Dicono spesso che M5s voglia far cadere il governo. Inizio a pensare che qualcuno voglia spingere M5s fuori dal governo. Se questa fosse l’intenzione ce lo dicano chiaramente. Chiedo rispetto per 11 milioni di cittadini che hanno votato il Movimento». Ancora, in modo del tutto pretestuoso, visto che passerà almeno un mese prima che il decreto-aiuti vada in Aula: «Sulla norma sull’inceneritore spero non si pensi neppure lontanamente di calare la fiducia. La fiducia semmai la chiediamo noi». E, sempre inquadrando Draghi nel mirino, il leader 5Stelle ha aggiunto: «Sul Superbonus il premier è stato contraddittorio. Ci chiediamo quale sia il Draghi prevalente: quello che parla male di una misura che gli ha consentito di fare il giro dell’Europa e fregiarsi dell’aumento del Pil del 6 per cento, o quello che in Consiglio dei Ministri ha prorogato il provvedimento».

 

 

I sospetti

A palazzo Chigi non si fanno però impressionare. Draghi viene descritto solo «un pochino dispiaciuto» per le polemiche del socio di maggioranza relativa. Convinto però che Conte abbai, ma non morda. Insomma, la tesi prevalente è che il leader 5Stelle, che strepita nella speranza di rialzare le sorti del Movimento in picchiata da mesi nei sondaggi, non possa aprire la crisi: i parlamentari grillini, decisi a conservare la poltrona fino alla fine della legislatura la prossima primavera, non lo seguirebbero. Ciò detto, Draghi non ha alcuna intenzione di venire stritolato dalla riedizione dell’asse giallo-verde con Matteo Salvini che fa più o meno il guastatore al pari di Conte. E andrà avanti «fin quando sarà possibile». Come dire: attenti a non tirare troppo la corda, perché se e quando la guerra in Ucraina finirà, tornerà il discorso fatto a febbraio: «Non sono attaccato alla poltrona, resto a palazzo Chigi solo se si può lavorare per il Paese».

 

 

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Il Messaggero