Anche il 25 aprile è terreno di scontro tra gli alleati di governo Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Invocano entrambi unione e pacificazione ma, nel giorno in cui si...
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Poi Di Maio affonda il colpo, senza citare l'alleato né l'indagato sottosegretario Siri: «Puoi anche andare a Corleone a dire che vuoi liberare il Paese dalla mafia, ma devi evitare che la politica abbia anche solo un'ombra legata a inchieste su corruzione e mafia». Salvini intanto dice di essere in «modalità zen» e difende la sua scelta: disertare le celebrazioni ufficiali. «È giusto ricordare il passato, la lotta per i diritti e la democrazia ma siamo nel 2019, dobbiamo liberare questa terra dalla mafia e da chi sfrutta l'immigrazione clandestina per fare quattrini», chiosa. E chiede sarcastico ai giornalisti: «Pensate che stia facendo un picnic?». Da Palazzo Chigi il premier non commenta il 25 aprile «controcorrente» di Salvini ma ne prende le distanze: «Dobbiamo festeggiare, insieme, il nostro patto fondativo», dice in un'intervista a Repubblica. Poi glissa sul ministro dell'Interno («Non rispondo delle sue scelte») ma si schiera sull'anniversario: «Per me non è il giorno in cui è prevalsa un'ideologia rispetto a un'altra, una fazione politica rispetto a un'altra», acuendo così la sua distanza dalla Lega e la sempre maggiore vicinanza al M5s. Ma è lungo l'elenco degli scettici rispetto alla trasferta siciliana di Salvini: non solo partigiani ed esponenti dei 5S, ma anche il ministro leghista Giulia Bongiorno (che twitta «La memoria è un dovere») e il presidente della Camera Roberto Fico.
L'anima «ortodossa» del Movimento sceglie di andare a Napoli e da lì, orgoglioso della sua città «che si liberò da sola», scandisce: «Ognuno decide ciò che fa delle sue giornate.
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Il Messaggero