«È la prima volta che lavoro in questo modo: ho concepito quest’opera dieci anni fa, e ora vive. E sì, la possiamo considerare un’opera di street...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
GENI ED EROI
«I trionfi di Roma sono il genio di Michelangelo, l’esuberanza scenica di Bernini, la forza prorompente di Garibaldi. I lamenti sono spettri che si insinuano nella storia, come l’omicidio di Aldo Moro, il corpo straziato di Pasolini, oppure l’eco della marcia di profughi a Lampedusa. Non esistono confini netti. Gli eroi hanno un’anima decadente, al collasso, dove i trionfi possono essere contaminati da lamenti, e viceversa. Giodano Bruno portava la bellezza della scienza e della conoscenza al popolo, ma è stato condannato al rogo. Giulio Cesare rinnovava la politica romana, ma è stato trucidato. La lupa capitolina che allatta i gemelli porta dentro di sé l’origine di tutto, ma finisce scheletrica, scarnificata». La vicinanza del fiume è parte dell’opera: «La storia di Roma viaggia sul Tevere, dalle acque riemerge per essere restituita a Roma», riflette l’artista. E confessa Kentridge che «l’idea della location è legata anche alla vicenda di Giorgiana Masi ricordata da una lapide a ponte Garibaldi, la studentessa di 18 anni uccisa nel 1977 durante una manifestazione». Il colpo d'occhio è d’una suggestione antica, in cui aleggia un senso di grandezza ancestrale, che pervade come una seconda pelle le pareti dei muraglioni. Li indica uno ad uno. «I profeti della Cappella Sistina, il San Pietro crocifisso di Masaccio, Vittorio Emanuele in posa per un ritratto su un cavallo giocattolo, la morte di Anna Magnani in Roma Città Aperta». Il lavoro di Kentridge, sudafricano di Johannesburg, classe '55, è imponente ed effimero. È un'installazione concepita sulla tecnica della "sottrazione". La materia che viene "sottratta" è la patina di sporco cittadino, strati di polveri, smog, incrostazioni. L'hanno definito una sorta di stencil al contrario. I contorni e i dettagli delle figure prendono vita pulendo tratti di muro.
L’EVOLUZIONE
«L’opera durerà sette anni, le patine di sporco nel tempo diventeranno più sporche e il bianco si scurirà fino a trovare un equilibrio nelle stratificazioni, ma è così che deve evolvere senza essere toccata». L’unica accortezza che chiede: «Almeno una volta l’anno togliere l’erbetta che cresce tra i massi». Il percorso del progetto, promosso dalla Tevereterno Onlus guidata dall'architetto Luca Zevi, e prodotta con 600mila euro dalle gallerie Lia Rumma e Marion Goodman, si è trascinato per anni in un limbo di incertezza, tra sospensive e tavoli tecnici, fino all'accordo sancito nel settembre del 2015. Contò molto l'interesse di Franceschini che sanò scrupoli dei suoi uffici. «L’operazione è straordinaria - commenta Franceschini - Innanzitutto contribuisce a riavvicinare Roma al proprio fiume. Inoltre, è una grande opera di arte contemporanea nel cuore dell’antichità, e confido che abbia un forte richiamo turistico, essendo un’opera effimera che il tempo cancellerà. Prima che scompaia attirerà molti appassionati d’arte». Kentridge è un sofisticato disegnatore come pochi. Ora, la potenza evocativa dei suoi disegni affronta una nuova avventura.
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero