La segnalazione è arrivata dalla Tunisia alcune settimane fa e finora è stata trattata con un certo riserbo: nell’ultimo mese, dal paese che ha dato il maggior...
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L’ALLARME
Ma al di là del rimpatrio di Aouni, il 91esimo nel corso del 2017 firmato dal ministro dell’Interno Marco Minniti (dal 1 gennaio 2015 sono stati 223), a mettere gli apparati di sicurezza in allerta è l’elenco arrivato dalla Tunisia. Lo spostamento di alcuni radicalizzati verso il nostro paese via mare, e potenzialmente, attraverso la penisola, anche in altre zone d’Europa, sarebbe legato all’indulto proclamato dal presidente Beji Caid Essebsi. Una decisione che circa un mese fa aveva suscitato dichiarazioni preoccupate tanto dalla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, quanto da alcuni esponenti leghisti. In Tunisia, come in altri paesi mediorientali, rilasciare alcuni detenuti in occasione di eventi particolarmente rilevanti (Essebsi l’ha fatto in occasione dei sessant’anni della repubblica tunisina) è una pratica piuttosto comune e infatti, anche se circa 1.500 hanno ottenuto uno sconto di pena, i rilasciati sono circa 400. E, sebbene i numeri siano più bassi, alcune decine tra questi, stando alle informazioni del governo tunisino, sono integralisti islamici che dopo il rilascio si sono imbarcati in direzione Italia. L’elenco di quelli considerati pericolosi è stato condiviso con chi pattuglia il territorio e con le polizie europee. Il governo tunisino ha ottimi rapporti con l’Italia e con l’Europa e ha aderito ad un piano di rimpatrio degli irregolari che procede a ritmo serrato. Anche la condivisione di informazioni sul terrorismo è rapida ma ciò non toglie che l’arrivo di radicalizzati in Italia abbia fatto crescere la preoccupazione degli addetti ai lavori.
I PRECEDENTI
Già nei mesi scorsi un allarme sugli arrivi in Italia di pregiudicati, alcuni dei quali radicalizzati, provenienti dalla Tunisia aveva fatto alzare la tensione, tanto che con delle audizioni ad hoc se n’era occupata anche la commissione Affari costituzionali del Senato. Preoccupazioni non completamente infondate, se si pensa che dalla Tunisia - che pure è un paese fortemente laico - sono partiti seimila combattenti affiliati all’Isis e che il paese e che il paese è stato più volte vittima di gravissimi attentati. Tunisini erano Anis Amri, l’attentatore di Berlino e Ahmed Hannachi, quello di Marsiglia. Fuggiti dalla crisi economica più che dalla repressione e radicalizzati quando erano qui da anni. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero