Il progetto che avrebbe dovuto fare da volano per la raccolta differenziata? «Incompatibile con le esigenze dettate dalla raccolta differenziata». Lo dice sempre...
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Rifiuti a Roma, a Prati il poster con la sindaca: «Virginia Raggi, turista»
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GLI ERRORI
Virginia Raggi sposa il progetto delle “domus” nel 2017; a proporlo è Pinuccia Montanari, la sua assessora all’Ambiente dell’epoca (va precisato perché ormai si è dimessa dalla giunta di Roma cinque mesi fa, senza mai essere rimpiazzata). A ottobre 2017 viene anche montata in qualche modo la prima struttura, nello spiazzo di un asilo a Ostia. Rimarrà l’unica mai aperta. Ma Raggi in conferenza stampa parlava di una «nuova visione».
L’Ama prometteva di piazzarne altre mille in città. «Il nostro piano inizia ad avere concretezza», esultava l’ex assessora Montanari, assicurando l’impegno del Campidoglio «su più fronti». Il primo? «La riduzione della produzione dei rifiuti», che invece l’anno scorso è aumentata, per la prima volta dal 2010. Il secondo fronte, appunto, era la «raccolta differenziata e le domus rientrano nel nostro piano tra le azioni di porta a porta dedicato. Quando tutto questo sarà a regime - assicurava Montanari - noi potremo pagare solo l’indifferenziato che produciamo».
Invece il progetto delle domus ecologiche è naufragato uno svarione amministrativo dopo l’altro. Prima è andata deserta la gara per assegnare l’appalto. Poi i tecnici del Campidoglio, al termine di una girandola di riunioni e vertici, si sono accorti che tutto il progetto era sballato. Completamente da «riscrivere», come ha annotato in un documento Laura D’Aprile, esperta “in prestito” dal Ministero dell’Ambiente che ora guida la Direzione Rifiuti del Comune di Roma. Dopo una ricognizione approfondita, scrive D’Aprile in un documento del 14 giugno scorso, ci si è accorti che il progetto delle “domus” presenta «una incompatibilità con le esigenze dettate dalla raccolta differenziata che, per rispondere alla eterogenea e complessa conformazione urbanistica della città, deve avvalersi di soluzioni flessibili e di rapida collocazione sul territorio». Invece le domus, hanno accertato i tecnici del Comune, sono l’opposto. In un altro documento firmato da Marta Giovanna Geranzani, la responsabile delle strategie per la differenziata del Campidoglio, si parla di «rigidità delle dimensioni» delle domus, di problemi per il trattamento delle acque di scarico sottovalutati e di altre questioni ancora. Insomma, tutto il progetto va rivisto: «Servono strutture più modulabili». Motivo per cui ora la Direzione Rifiuti ha avviato una «revisione delle modalità per la realizzazione» dell’intera strategia.
LE STIME SBALLATE
Tutto questo a quasi due anni dal varo di un progetto che, ci si accorge oggi, era «incompatibile» con l’obiettivo per cui era stato pensato. Nel frattempo la differenziata anziché galoppare come vorrebbe il M5S, arranca. Raggi, proprio nella conferenza stampa di lancio dell’unica domus aperta, nell’ottobre 2017, assicurava di poter raggiungere e superare il «70% nel quinquennio» del suo mandato, quindi nel 2021. Invece l’anno scorso la differenziata è calata, passando dal 44,3% al 43,9%. Altro record in negativo, perché non la percentuale non arretrava da dieci anni. La stessa Ama ha dovuto riconoscere che quel 70% preconizzato dalla sindaca, nei fatti, è un bluff: non ci si arriverà a stretto giro di posta, di sicuro non da qui a un paio d’anni. Al massimo si raggiungerà il 55%. Aspettando le domus. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero