Filiera automotive chiede interventi urgenti a Commissione UE. Invito a rivedere scadenze su CO2

La bandiera della UE
BRUXELLES - Tutta la filiera europea dell'automotive ha chiesto un rinvio delle normative europee sulla riduzione di CO2, fissate per il 2021 con riferimento alle vendite nel...

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BRUXELLES - Tutta la filiera europea dell'automotive ha chiesto un rinvio delle normative europee sulla riduzione di CO2, fissate per il 2021 con riferimento alle vendite nel corso del 2020. La scorsa settimana l'industria automobilistica europea rappresentata da Acea (produttori di veicoli), Clepa (produttori di attrezzature), Etrma (produttori di pneumatici) e Cecra (distributori e riparatori) ha inviato una lettera a Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, per informarla, se necessario, della situazione molto tesa in cui si trova il settore automobilistico, proponendo a breve termine un incontro per discutere le questioni aperte.


Come riferisce il magazine specializzato Autoactu, gli 'attori' del mondo dei motori e della mobilità hanno chiesto al presidente della Commissione europea di ''apportare alcuni adeguamenti'' al programma delle normative attuali e future, in particolare quelle relative alla riduzione delle emissioni di CO2. Con la cessazione generalizzata della produzione e della distribuzione di automobili e ''senza nuove entrate, molte aziende dovranno affrontare significativi problemi di liquidità a breve e medio termine - avvertono le quattro organizzazioni che chiedono un maggiore sforzo dalla Banca europea per gli investimenti (BEI) - La cessazione dell'attività forzata ''sconvolge i piani che avevamo sviluppato per prepararci a conformarci alle leggi e ai regolamenti europei attuali e futuri entro le scadenze stabilite''.


Acea, Clepa, Etrma e Cecra affermano pertanto che ''debbano essere apportati alcuni adeguamenti al calendario di tali leggi'' sottolineando però che non ''si intende metterli in discussione, né i loro obiettivi di sicurezza stradale o di riduzione delle emissioni di CO2''. Le quattro organizzazioni affermano che ''sarebbe utile anche che la Commissione pubblicasse proprie linee guida sulle condizioni di salute e sicurezza in base alle quali i lavoratori possano tornare alle fabbriche e sia permesso ai concessionari riaprire le strutture in modo che ciò avvenga uniformemente in tutta la Ue''. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero