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«L'esercito russo è a otto chilometri, in direzione Cherson, che è già stata persa. Ma li abbiamo vicini anche dall'altra parte, verso Bastanka. Nelle altre direzioni i ponti sono minati. La situazione è complicata, perché il cibo sta finendo. Volevano prendere l'aeroporto, con gli elicotteri, ma i nostri - gli ucraini - li hanno abbattuti. Gli ucraini si difenderanno valorosamente».
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A SUD
Il racconto è di venerdì, parla Salvatore Barone, quasi 70 anni, originario della provincia di Caltanissetta, in gioventù poliziotto nei Falchi, a Catania, ma anche artista, cantante («Ho la voce uguale ad Al Bano») da 17 anni vive a Mykolaiiv, città di 476mila abitanti, a sud dell'Ucraina, non lontano dal Mar Nero e dalla Crimea. I russi sono alle porte. Nuova telefonata ieri attorno alle 17: «Stanno bombardando. Sono nel rifugio, i russi ci stanno bombardando, vogliono vendicarsi perché gli ucraini questa mattina hanno catturato i loro carri armati e li hanno portati a sfilare nel centro del Paese». Salvatore è nello scantinato di 80 metri quadrati che aveva, per fortuna, fatto realizzare quando si era costruito la casa. «L'unico modo per fuggire è raggiungere il confine moldavo. Io ho ancora il pieno nella macchina, ma qui ho due case, una moglie ucraina che voleva andare a combattere, due figli. E poi i ponti sono minati».
FUGA DALLA CAPITALE
Italiani in trappola nell'Ucraina, tra i bombardamenti di Putin e l'incertezza sul futuro e sulla strategia dell'invasore. Eleonora Trivigno, da 20 anni a Kiev dove è sposata con un ucraino, fino all'altra mattina andava nel centro commerciale dove gli scaffali si stavano svuotando a fare spesa. «Mio marito è rimasto a combattere, comunque non se ne potrebbe andare perché tutti gli uomini sono arruolati.
TRAPPOLA
Danilo De La Cruz, 35 anni, di Santa Marinella (Roma) è in una zona di guerra per caso: era andato a trovare la compagna ucraina che non vedeva dall'inizio della pandemia. Ora è in una casa in campagna, a 30 chilometri da Kiev: «Comincia a mancare tutto, a partire dalle scorte di cibo e acqua. L'ambasciata italiana mi ha detto di raggiungere il confine polacco, altro aiuto non mi ha dato. Ma è impossibile. Non c'è benzina, non ci sono macchine, ci sono le bombe, puoi finire in una strada minata. Spesso dobbiamo correre nei rifugi, che poi sono cantine, perché ci sono i bombardamenti. Non ce la faccio più». Una volta ha provato a uscire da solo in strada, se l'è vista brutta perché è stato fermato da un gruppo di uomini armati ucraini. Temevano fosse una spia russa, per fortuna è intervenuta la compagna di Danilo che ha chiarito il malinteso. Ora proverà a raggiungere la frontiera.
A OVEST
Non lontano dal confine con l'Ungheria, Danilo Dell'Otto, chef romano cinquantasettenne, da due anni ha aperto insieme alla compagna il ristorante Bruschekta, specialità Amatriciana e Carbonara, in una città chiamata Sryj. «La situazione è complicata - racconta - io penso di portare, appena possibile, la mia compagna insieme a suoi tre nipotini al confine con l'Ungheria. Poi però voglio tornare qua, per difendere il mio ristorante e per combattere insieme agli ucraini. Mi sono presentato come volontario, mi hanno consegnato un Ak-47. Qui temiamo molto la presenza degli infiltrati, già all'inizio dell'invasione sono stati fermati tre Suv con a bordo 12 uomini russi in borghese, mercenari. Tutti pensano fossero della Wagner. Sono stati eliminati. Ora devo andare, anche stasera sono nella ronda». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero