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I militari sono già preallertati, l’Italia è pronta a schierarsi. In duemila dovrebbero partire per rafforzare le missioni Nato, nelle quali l’Italia è già impegnata, ma anche per monitorare le acque sulle unità navali. Il governo sta preparando il decreto per aumentare la nostra presenza nei territori “caldi” che si trovano alle porte dell’Ucraina. Nei giorni scorsi per 14 volte i caccia intercettori italiani si sono alzati in volo. Alcuni velivoli non identificati si erano avvicinati troppo allo spazio aereo di competenza degli enti del controllo rumeno e, calcolando la rotta, avrebbero potuto raggiungere lo spazio aereo Nato. Ieri i decolli rapidi, “scramble”, per intercettare e identificare velivoli sconosciuti si sono ripetuti. E così, gli italiani di stanza in Romania, circa 130 militari e quattro aerei Eurofighter schierati a Costanza per la missione di “Air policing” della Nato, sono entrati in azione per monitorare l’area di competenza e dissuadere il traffico da eventuali ingressi non autorizzati.
Duemila uomini
Il contingente che opera da dicembre in Romania non è l’unico che sarà interessato dalla guerra Ucraina, visto che nell’ambito di un’altra missione gli italiani sono presenti in Lettonia e il governo con un decreto rafforzerà l’impegno nell’Alleanza con altri duemila uomini, nell’ambito delle stesse missioni. Come aveva già annunciato (e ieri ribadito) il ministro Lorenzo Guerini. Si attendono poi le decisioni del Comando operativo di vertice interforze, guidato dal generale Francesco Paolo Figliuolo, che dall’emergenza Covid si trova a fronteggiare un’altra crisi. Oltre alla “Air policing” richiesta dalla Romania, una sorta di polizia dei cieli, l’Italia partecipa in Lettonia, alla “Baltic Guardian” un’altra missione della Nato che attualmente, però, è autorizzata solo per 238 militari e 135 mezzi terrestri. Nel gruppo tattico, a guida canadese, sono presenti le truppe alpine dell’Esercito.
Il Mediterraneo
A presidiare il Mediterraneo centrale e orientale ci sono anche le navi italiane che partecipano a diverse missioni: “La Sea Guardian” dell’Alleanza Atlantica, per la quale il Parlamento ha autorizzato un massimo di 240 militari e un mezzo navale, e le “Nato Standing Naval Forces”, alle quali l’Italia partecipa periodicamente con un impiego annuale di 259 militari, due navi, un’altra unità navale «on call» e un mezzo aereo. Per quanto riguarda l’Unione europea, invece, è a Roma il comando dell’operazione Eunavfor Irini. Attualmente la consistenza massima annuale autorizzata dal Parlamento è di 517 militari, una nave e tre aerei.
Sigonella
L’Italia è coinvolta nel quadro della difesa globale anche attraverso le basi Usa ospitate sul territorio. L’aeroporto di Sigonella (Catania), gestito dall’Aeronautica militare, ospita anche la Naval air station (Nas) dell’aviazione della marina degli Stati Uniti ed è utilizzato anche per frequenti operazioni della Nato. E da lì, in questi giorni sono decollati gli aerei senza pilota Global Hawk che hanno condotto decine di missioni per monitorare gli spostamenti delle truppe russe.
Il governo
Ad annunciare la possibilità di nuove missioni, che però dovrebbe votare il Parlamento, è stato il ministro Guerini: «L’Italia sostiene pienamente le decisioni assunte dalla Nato e parteciperà alle misure di rafforzamento della deterrenza che l’Alleanza Atlantica ha previsto. Così come abbiamo assicurato la nostra disponibilità a partecipare con i nostri contingenti in ulteriori missioni di rassicurazione e deterrenza sul fianco sud est, che saranno eventualmente previste dall’Alleanza. Lo strumento militare italiano è chiaramente impegnato anche nelle misure di aumento della prontezza operativa dell’Alleanza» ha concluso. E il decreto potrebbe arrivare nelle prossime ore.
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Il Messaggero