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Si chiama mobilitazione volontaria il sotterfugio col quale Vladimir Putin spera di evitare la mobilitazione generale (o parziale) per continuare la guerra in Ucraina. L'ordine partito dal Cremlino riguarda i soggetti federali, ossia le 85 regioni della Federazione russa comprese Sebastopoli e la Crimea. L'obiettivo è quello di formare, con i budget regionali e i fondi della previdenza sociale, 85 battaglioni di almeno 400 volontari di età tra 18 e 50 anni (60 per alcune specialità), attraverso contratti di sei mesi a un salario che va da 220mila a 350mila rubli al mese, pari a 3750-6mila dollari. Offerta rafforzata in alcune aree da un bonus d'ingresso di 200mila rubli (3400 euro), per un investimento complessivo tra 128 e 200 milioni di dollari al mese solo per le paghe (fino a un miliardo e 200 milioni in un semestre). Tanto costa la determinazione di Putin a non volere la mobilitazione su larga scala che in passato generò la protesta popolare, la temibile reazione delle famiglie dei coscritti, che mise fine alle sfortunate imprese in Afghanistan e nel primo conflitto ceceno.
L'OPERAZIONE
Putin, inoltre, vuole tenere il punto sulla definizione minimale dell'invasione in Ucraina: l'opinione pubblica non capirebbe una mobilitazione generale soltanto per quella che lo Zar si ostina a chiamare operazione militare speciale. A rivelare quanto sta succedendo è il corrispondente di guerra e blogger Laksim Fomin. I media russi, del resto, hanno già confermato la creazione di diversi battaglioni. È sì possibile che qualche regione non riesca a raggiungere i 400 componenti per formare una unità, in compenso Tatarstan e Cecenia hanno già pronti rispettivamente 2 e 4 battaglioni.
Gli uffici di reclutamento regionali sparsi per l'immenso territorio russo postano online migliaia di annunci sui siti specializzati in posti di lavoro e Head Hunter chiedendo ingegneri militari, persone in grado di lanciare granate, addirittura un comandante di squadrone di paracadutisti. Ovviamente, ad arruolarsi nella guerra di Putin sono reclute e volontari delle regioni meno sviluppate, come il Dagestan nel Caucaso e la Buriazia nella Siberia del Sud, che stando a una statistica di MediaZona contavano 225 e 185 morti solo a giugno, rispetto ai 9 di Mosca e ai 30 di San Pietroburgo. Quindici donne della Buriazia hanno postato di recente un video in cui si lamentano che i loro familiari stanno combattendo da gennaio senza sosta.
LE FORMAZIONI
Le uniche formazioni che non paiono avere problemi di licenza e ricambio sarebbero la Rosgvardia, braccio militare del Cremlino anche nella repressione delle piazze, e i contractor privati Wagner di San Pietroburgo, attivi pure in Africa e Medio Oriente. Ma ad approfittare del conflitto c'è poi il leader ceceno pro-Putin Kadyrov, con un proprio centro di addestramento, la Russian University of special forces, che offre contratti da tre mesi a 6mila dollari, più i 53 al giorno promessi dal ministero della Difesa di Mosca. Non stupisce allora che tra le misure speciali firmate ieri da Putin vi sia «l'impegno provvisorio di capacità e siti di mobilitazione». Un assegno in bianco, coperto dalle riserve federali, per i ministeri della Difesa e delle Emergenze, la Guardia nazionale e i servizi segreti. Poi, l'obbligo per le aziende private di accettare contratti con lo Stato per la fornitura di «beni, opere e servizi nel quadro delle operazioni contro il terrorismo condotte da forze armate, milizie o unità di altro tipo oltre le frontiere russe». E ancora, esteso il reato di alto tradimento ai disertori all'estero, punibili fino a 20 anni di carcere, mentre 7 anni rischia chi compie azioni contro la sicurezza nazionale. Infine, stilato un nuovo elenco, presso il ministero della Giustizia, di persone o gruppi che ricevano fondi o siano affiliati a agenti stranieri.
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Il Messaggero