Putin arruola i volontari, al fronte dopo un mese: stipendi fino a 6mila dollari

Il Cremlino impone alle Regioni federali di finanziare la creazione di 85 battaglioni

Truppe allo stremo, Putin arruola i volontari: al fronte dopo un mese con stipendi fino a 6mila dollari
di Marco Ventura
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Venerdì 15 Luglio 2022, 06:21

Si chiama mobilitazione volontaria il sotterfugio col quale Vladimir Putin spera di evitare la mobilitazione generale (o parziale) per continuare la guerra in Ucraina. L'ordine partito dal Cremlino riguarda i soggetti federali, ossia le 85 regioni della Federazione russa comprese Sebastopoli e la Crimea. L'obiettivo è quello di formare, con i budget regionali e i fondi della previdenza sociale, 85 battaglioni di almeno 400 volontari di età tra 18 e 50 anni (60 per alcune specialità), attraverso contratti di sei mesi a un salario che va da 220mila a 350mila rubli al mese, pari a 3750-6mila dollari. Offerta rafforzata in alcune aree da un bonus d'ingresso di 200mila rubli (3400 euro), per un investimento complessivo tra 128 e 200 milioni di dollari al mese solo per le paghe (fino a un miliardo e 200 milioni in un semestre). Tanto costa la determinazione di Putin a non volere la mobilitazione su larga scala che in passato generò la protesta popolare, la temibile reazione delle famiglie dei coscritti, che mise fine alle sfortunate imprese in Afghanistan e nel primo conflitto ceceno.

L'OPERAZIONE

Putin, inoltre, vuole tenere il punto sulla definizione minimale dell'invasione in Ucraina: l'opinione pubblica non capirebbe una mobilitazione generale soltanto per quella che lo Zar si ostina a chiamare operazione militare speciale. A rivelare quanto sta succedendo è il corrispondente di guerra e blogger Laksim Fomin. I media russi, del resto, hanno già confermato la creazione di diversi battaglioni. È sì possibile che qualche regione non riesca a raggiungere i 400 componenti per formare una unità, in compenso Tatarstan e Cecenia hanno già pronti rispettivamente 2 e 4 battaglioni. L'addestramento durerà un mese, forze fresche per rimpiazzare i reparti stremati sul fronte del Donbass tra la fine di agosto e i primi di settembre. «I generali russi hanno un disperato bisogno di soldati», scrive in un reportage sulla mobilitazione invisibile il premio Pulitzer ed ex capo dell'ufficio di Mosca del New York Times, Neil MacFarquhar. «Il Cremlino si affida a una combinazione di minoranze etniche impoverite, ucraini dei territori separatisti, mercenari e unità militarizzate della Guardia Nazionale». Tutto per rimpolpare il fronte decimato dalla fatica e dalle perdite (25mila soldati morti e decine di migliaia di feriti su una forza d'invasione di 300mila, secondo l'Intelligence britannica).

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Gli uffici di reclutamento regionali sparsi per l'immenso territorio russo postano online migliaia di annunci sui siti specializzati in posti di lavoro e Head Hunter chiedendo ingegneri militari, persone in grado di lanciare granate, addirittura un comandante di squadrone di paracadutisti.

Ovviamente, ad arruolarsi nella guerra di Putin sono reclute e volontari delle regioni meno sviluppate, come il Dagestan nel Caucaso e la Buriazia nella Siberia del Sud, che stando a una statistica di MediaZona contavano 225 e 185 morti solo a giugno, rispetto ai 9 di Mosca e ai 30 di San Pietroburgo. Quindici donne della Buriazia hanno postato di recente un video in cui si lamentano che i loro familiari stanno combattendo da gennaio senza sosta.

LE FORMAZIONI

Le uniche formazioni che non paiono avere problemi di licenza e ricambio sarebbero la Rosgvardia, braccio militare del Cremlino anche nella repressione delle piazze, e i contractor privati Wagner di San Pietroburgo, attivi pure in Africa e Medio Oriente. Ma ad approfittare del conflitto c'è poi il leader ceceno pro-Putin Kadyrov, con un proprio centro di addestramento, la Russian University of special forces, che offre contratti da tre mesi a 6mila dollari, più i 53 al giorno promessi dal ministero della Difesa di Mosca. Non stupisce allora che tra le misure speciali firmate ieri da Putin vi sia «l'impegno provvisorio di capacità e siti di mobilitazione». Un assegno in bianco, coperto dalle riserve federali, per i ministeri della Difesa e delle Emergenze, la Guardia nazionale e i servizi segreti. Poi, l'obbligo per le aziende private di accettare contratti con lo Stato per la fornitura di «beni, opere e servizi nel quadro delle operazioni contro il terrorismo condotte da forze armate, milizie o unità di altro tipo oltre le frontiere russe». E ancora, esteso il reato di alto tradimento ai disertori all'estero, punibili fino a 20 anni di carcere, mentre 7 anni rischia chi compie azioni contro la sicurezza nazionale. Infine, stilato un nuovo elenco, presso il ministero della Giustizia, di persone o gruppi che ricevano fondi o siano affiliati a agenti stranieri.

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