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L’allargamento del conflitto da Gaza al Mar Rosso, con lo schieramento degli Houthi contro Gerusalemme, si è trasformato in una minaccia strategica ed economica su larga scala, che potrebbe diventare una guerra a sé. Ieri le milizie sciite dello Yemen, sostenute dall’Iran e dotate di forze militari ben strutturate, hanno rivendicato gli attacchi contro due navi «collegate a Israele», la petroliera Swan Atlantic e la portacontainer Msc Clara. «A ogni escalation a Gaza corrisponderà un’escalation nel Mar Rosso», promette il generale yemenita Yussef Maadani.
PRESSIONE SUI MERCATI
Conseguenza diretta è la fiammata delle quotazioni di gas e petrolio. Il Wti, utilizzato come benchmark sul mercato dei futures del Nymex, sale del 2,7% oltre quota 73 dollari, mentre il brent si avvia verso i 79 dollari al barile. Quanto al gas, i contratti future con consegna a gennaio oltrepassano i 37 euro (+12%) per poi chiudere oltre i 35 euro, mentre ad Amsterdam, mercato di riferimento, i contratti future su gennaio guadagnano a fine giornata il 7%. Quattro delle prime cinque aziende mondiali di navi portacontainer, che da sole rappresentano quasi il 55% dei vettori di trasporto marittimo, seguiranno l’esempio dell’israeliana Zim e devieranno le loro rotte verso Capo di Buona Speranza circumnavigando l’Africa. Questo si traduce in un allungamento significativo del viaggio dai porti asiatici a quelli del nord Europa, del Mediterraneo e della costa est degli Stati Uniti, con ripercussioni sui costi e sulle tempistiche di consegna delle merci. «La nostra flotta ha incluso anche l’opzione Capo di Buona Speranza per il viaggio e, se esercitata, è previsto un carico aggiuntivo fino a 400.000 dollari», che possono tradursi in un aumento del 9%-12% per ogni viaggio, ha riferito una fonte a S&P. Il cambio di rotta, che può avvenire in qualsiasi momento a discrezione del comandante della petroliera in base a valutazioni di sicurezza, è imposto dai rischi connessi al passaggio da Suez, preso di mira dai missili e dagli attacchi con i droni condotti dagli Houthi contro le navi degli Stati ritenuti colpevoli dagli yemeniti di non dissociarsi da Israele in guerra con Gaza, governata dalle milizie filo iraniane di Hamas.
INTERVENTO DEGLI USA
Le minacce degli Houthi infatti non si placano, «non abbandoneranno la causa palestinese a prescindere da qualsiasi minaccia americana, israeliana o occidentale», ha rimarcato Ali al-Qahoum, dell’ufficio politico degli Houthi, alla tv al-Mayadeen. Al-Qahoum ha paventato «conseguenze disastrose» in caso di «azioni ostili contro lo Yemen» e ha sostenuto che sussiste un «impegno» degli Houthi a tutela «della navigazione marittima nel rispetto del diritto internazionale». Oggi il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin annuncerà una task-force anti-Houthi nel Mar Rosso: «Vogliamo potenziare una forza marittima che esiste già, sotto la guida del Bahrein», ha spiegato. L’unità, che dovrebbe chiamarsi “Operation Prosperity Guardian”, rafforzerà la Combined Maritime Forces, composta da 29 Nazioni che forniscono navi militari unitamente al supporto aereo per il pattugliamento marittimo nelle acque di Mar Rosso, Oceano Indiano e Golfo. «Gli attacchi degli Houthi sono sconsiderati, pericolosi e violano il diritto internazionale. Stiamo agendo per costruire una coalizione internazionale e affrontare questa minaccia», ha stigmatizzato Austin, che convocherà una riunione con altri ministri della Difesa. «Vorrei ricordarvi che questo non è solo un problema statunitense - ha aggiunto - ma internazionale e come tale merita una risposta internazionale».
Il Messaggero