Nella quiete di Camp David Donald Trump avrà pensato e ripensato al giorno più lungo della sua presidenza, quello della decisione più difficile: se...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Trump annuncia nuove sanzioni all'Iran: saranno «rilevanti» e scatteranno lunedì
L'ordine ricevuto dallo Us Cyber Command è stato quello di una duplice offensiva contro i sistemi informatici di controllo dei lanciamissili della Repubblica islamica e contro il gruppo iraniano di intelligence che per gli 007 Usa è responsabile degli attacchi alle petroliere nel Golfo dell'Oman. Perché è proprio grazie ai computer di questa organizzazione legata al corpo delle Guardie Rivoluzionarie che sarebbero state individuate e tracciate le imbarcazioni da colpire.
Se per ora è stata quindi evitata un'escalation sul terreno, nel cyber spazio la guerra è già scoppiata, con l'Iran che da diversi mesi ha intensificato gli attacchi non solo nei confronti degli Usa, infettando con i suoi virus le reti informatiche di industrie ed agenzie governative, ma anche contro i suoi alleati del Golfo, come Bahrain ed Emirati Arabi. A dimostrazione della capacità e dell'autosufficienza raggiunte da Teheran, che solo fino a poco tempo fa per le sue offensive online si appoggiava a gruppi ben più esperti e collaudati che operano dalla Russia.
L'allarme è stato lanciato già più volte dall'agenzia del Dipartimento della sicurezza nazionale americano che si occupa della cyber security: gli hacker di Teheran sono ormai in grado non solo di rubare informazioni e soldi ma di abbattere intere reti informatiche. Non aiutano a stemperare le tensioni i toni usati a Teheran, dove durante una sessione del Parlamento iraniano si è alzato il coro «morte all'America»: «L'America è il vero terrorista che diffonde il caos e fornisce armi avanzate ai gruppi terroristici mentre invita a negoziare», ha affermato il vicepresidente dell'assemblea, Masoud Pezeshkian, scatenando la reazione di molti dei parlamentari presenti.
A preoccupare è l'avvicinarsi dell'ultimatum lanciato da Teheran, che potrebbe presto superare per la prima volta i limiti per la produzione di uranio arricchito previsti nell'accordo del 2015: una grave violazione che difficilmente potrà rimanere senza risposta e destinata a mettere ancor di più in forte difficoltà l'Europa, che in tutti i modi sta tentando di non rompere il legame con l'Iran. A Washington intanto continua a far discutere la retromarcia last minute del presidente sulla rappresaglia aerea per il drone Usa abbattuto.
«L'Iran non deve interpretare la nostra prudenza come una debolezza», è stato il monito del consigliere alla Casa Bianca per la sicurezza nazionale John Bolton, impegnato a Gerusalemme in un incontro trilaterale con Israele e Russia. «I tentativi di Teheran di dotarsi di armi nucleari, la sua presenza in Siria e la sua consegna di armi ad elementi ostili in Medio Oriente - ha detto Bolton - non indicano che siamo di fronte a un paese che aspira alla pace».
Il Messaggero