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«Allah akbar». I video mostrano i soldati ceceni, fedeli a Kadyrov e dunque a Putin, combattere a Mariupol urlando, appunto, Allah Akbar. Paradossi di questa invasione, visto che ieri, nell’adunata oceanica, Putin, artefice dell’invio dei ceceni in Ucraina, ha citato la Bibbia, mentre i suoi sostenitori occidentali lo hanno descritto in più occasioni come baluardo dei valori cristiani.
Non a caso Putin e la sua guerra sono stati benedetti perfino da Kirill, patriarca della Chiesa ortodossa di Mosca, fondamentalista e sostenitore dell’invasione dell Ucraina perché, secondo lui, contrasta modelli di vita contrari alla tradizione cristiana. «Allah akbar» intanto gridano a Mariupol i soldati ceceni mandati da Putin, come già avvenne nel 2014 quando furono inviati nel Donbass a sostegno dei separatisti filo-russi.
La ferocia dei soldati ceceni è rinomata, nella loro regione hanno combattuto due terribili guerre contro Mosca: l’attuale leader, Ramzan Kadyrov, presidente della Cecenia, è divenuto però un fedelissimo di Putin, chi aveva combattuto i russi è fuggito all’estero e una parte di questi ultimi sarebbe in Ucraina a contrastare l’invasione. Ma un numero molto più consistente, invece, dei ceceni che combattono in Ucraina è nell’esercito fedele a Kadyrov e dunque a Putin; partecipa alla durissima operazione di Mariupol dove ormai la resistenza ucraina è allo stremo e dove le principali vittime sono i civili, rimasti senza cibo, acqua e riscaldamento, prigionieri in una guerra che si sta combattendo strada per strada.
Molti analisti concordano: Putin ha mandato i ceceni, così come le milizie siriane o militari della federazione russa provenienti da aree lontane.
Racconta un lungo articolo del sito di analisi The Conversation: «Kadyrov guida decine di migliaia di uomini conosciuti come i Kadyrovtsy. Nessun’altra entità federata nella Federazione Russa ha una forza armata di queste dimensioni. Sebbene i Kadyrovtsy siano membri della Guardia nazionale russa, rimangono sotto il comando esclusivo di Kadyrov, che detiene anche il titolo di maggiore generale». Ma schierare i ceceni, e più in generale truppe di diverse etnie, può rappresentare un’arma a doppio taglio per Putin. In primis, smonta in modo evidente la linea ufficiale secondo cui in Ucraina non è in atto un’invasione, un’aggressione, ma una semplice «operazione militare speciale».
Si legge nell’analisi di The Convesation: «Il ruolo dei Kadyrovtsy nel conflitto in Ucraina è tutt’altro che unidimensionale. Al di là del terrore che ispirano, incarnano anche l’impegno totale che i soggetti federati hanno nei confronti di Putin. Tuttavia, questo quadro idilliaco potrebbe incrinarsi se la guerra si rivelasse più lunga e più difficile del previsto. L’uso di queste truppe è una scommessa rischiosa. La loro scarsa integrazione nella catena di comando potrebbe diminuire i benefici associati al loro impegno a fianco di unità regolari dell’esercito russo». Inoltre, dai vari territori della federazione russa (ma non di etnia russa) che hanno inviato i giovani soldati e che stanno contando le perdite maggiori, potrebbe crescere il dissenso, soprattutto se la guerra dovesse proseguire e il numero dei morti aumentare.
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Il Messaggero