Ceceni che combattono in Ucraina al grido di "Allah Akbar": ecco perché può essere un pericolo anche per Putin

L’uso di queste truppe è una scommessa rischiosa

Ceceni in Ucraina al grido di "Allah Akbar": ecco perché possono essere un pericolo anche per Putin
di Mauro Evangelisti
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Sabato 19 Marzo 2022, 16:14 - Ultimo aggiornamento: 19:28

«Allah akbar». I video mostrano i soldati ceceni, fedeli a Kadyrov e dunque a Putin, combattere a Mariupol urlando, appunto, Allah Akbar. Paradossi di questa invasione, visto che ieri, nell’adunata oceanica, Putin, artefice dell’invio dei ceceni in Ucraina, ha citato la Bibbia, mentre i suoi sostenitori occidentali lo hanno descritto in più occasioni come baluardo dei valori cristiani.

Non a caso Putin e la sua guerra sono stati benedetti perfino da Kirill, patriarca della Chiesa ortodossa di Mosca, fondamentalista e sostenitore dell’invasione dell Ucraina perché, secondo lui, contrasta  modelli di vita contrari alla tradizione cristiana. «Allah akbar» intanto gridano a Mariupol i soldati ceceni mandati da Putin, come già avvenne nel 2014 quando furono inviati nel Donbass a sostegno dei separatisti filo-russi.

La ferocia dei soldati ceceni è rinomata, nella loro regione hanno combattuto due terribili guerre contro Mosca: l’attuale leader, Ramzan Kadyrov, presidente della Cecenia, è divenuto però un fedelissimo di Putin, chi aveva combattuto i russi è fuggito all’estero e una parte di questi ultimi sarebbe in Ucraina a contrastare l’invasione.

Ma un numero molto più consistente, invece, dei ceceni che combattono in Ucraina è nell’esercito fedele a Kadyrov e dunque a Putin; partecipa alla durissima operazione di Mariupol dove ormai la resistenza ucraina è allo stremo e dove le principali vittime sono i civili, rimasti senza cibo, acqua e riscaldamento, prigionieri in una guerra che si sta combattendo strada per strada.

Molti analisti concordano: Putin ha mandato i ceceni, così come le milizie siriane o militari della federazione russa provenienti da aree lontane. Come mai? Un soldato originario di Rostov, per fare un esempio, si sentirebbe troppo legato alle popolazioni ucraine, troppo coinvolto. I ceceni inoltre hanno sufficienti esperienza e spietatezza per la fase successiva di questa invasione, quella che porterà all'occupazione ma anche alle insidie della guerriglia. Ci sarà la necessità di controllare ad esempio Mariupol usando anche metodi brutali già collaudati in Cecenia.

 

Racconta un lungo articolo del sito di analisi The Conversation: «Kadyrov guida decine di migliaia di uomini conosciuti come i Kadyrovtsy. Nessun’altra entità federata nella Federazione Russa ha una forza armata di queste dimensioni. Sebbene i Kadyrovtsy siano membri della Guardia nazionale russa, rimangono sotto il comando esclusivo di Kadyrov, che detiene anche il titolo di maggiore generale». Ma schierare i ceceni, e più in generale truppe di diverse etnie, può rappresentare un’arma a doppio taglio per Putin. In primis, smonta in modo evidente la linea ufficiale secondo cui in Ucraina non è in atto un’invasione, un’aggressione, ma una semplice «operazione militare speciale».

Si legge nell’analisi di The Convesation: «Il ruolo dei Kadyrovtsy nel conflitto in Ucraina è tutt’altro che unidimensionale. Al di là del terrore che ispirano, incarnano anche l’impegno totale che i soggetti federati hanno nei confronti di Putin. Tuttavia, questo quadro idilliaco potrebbe incrinarsi se la guerra si rivelasse più lunga e più difficile del previsto. L’uso di queste truppe è una scommessa rischiosa. La loro scarsa integrazione nella catena di comando potrebbe diminuire i benefici associati al loro impegno a fianco di unità regolari dell’esercito russo». Inoltre, dai vari territori della federazione russa (ma non di etnia russa) che hanno inviato i giovani soldati e che stanno contando le perdite maggiori, potrebbe crescere il dissenso, soprattutto se la guerra dovesse proseguire e il numero dei morti aumentare.  

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