Lapidazione, taglio della mano e del piede: dal 3 aprile saranno queste le pene previste per omosessuali, adulteri e ladri nel regno del Brunei, dove il sultano ha introdotto le...
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Nel 2014 il sultano aveva annunciato l'introduzione della Sharia nel regno dove è già vietato il consumo di alcol, sono proibite celebrazioni come quelle del Natale e chi non partecipa alla preghiera del venerdì o ha figli fuori del matrimonio viene punito con multe e carcere. Le misure si applicano solo ai musulmani, i due terzi della popolazione di 450 mila persone. Ma il sovrano, campione della morale islamica, ha anch'egli i suoi scheletri nell'armadio e ha dovuto confrontarsi con le malefatte di suo fratello Jefri Bolkiah, principe e ministro delle Finanze, che negli anni '90 si è appropriato indebitamente di 15 milioni di dollari ed è stato coinvolto - riporta il Guardian - in una serie di scandali che poco hanno a che vedere con il rigore coranico, dal 'possessò di un harem di escort straniere fino all'acquisto e al collezionismo di sculture erotiche.
L'annuncio delle nuove norme è stato accolto con sgomento delle organizzazioni per i diritti umani e Amnesty ha chiesto al sultano lo «stop immediato» all'applicazione delle nuove pene che sono «profondamente sbagliate». Alcune delle fattispecie, sottolinea l'ong internazionale, «non dovrebbero nemmeno essere considerati reati, compresi i rapporti consensuali tra adulti dello stesso sesso». Non solo sono «crudeli, disumane e degradanti», è il giudizio di Amnesty, ma «limitano i diritti alla libertà di espressione, religione e opinione» ma codificano la «discriminazione contro donne e ragazze». Far cambiare idea al sovrano sarà dura. Citando le parole di Hassanal Bolkiah, il sito del governo ha scritto che «non ci aspetta che altri accettino e siano d'accordo con questo, ma è sufficiente che la nazione venga rispettata nello stesso modo in cui essa li rispetta». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero