Facce sorridenti e sospiri di sollievo a Bruxelles, dove i 27 leader dell'Ue hanno dato il loro endorsement all'intesa sulla Brexit raggiunta dopo una trattativa fiume...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Brexit, il Dup dice no all'accordo: «Non possiamo accettare proposta Johnson»
È la promessa di Bruxelles, dove dopo il benestare del premier irlandese Leo Varadkar («è un buon accordo»), il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker si è rifiutato di voler parlare di nuove proroghe, e anche il capo del Parlamento europeo David Sassoli si è impegnato ad avviare il percorso per la ratifica nei tempi previsti. Ma proprio le forche caudine del Parlamento britannico, che si riunisce nel fine settimana per la prima volta dai tempi dell'invasione delle Falkland, restano l'incognita più grande.
Al premier servono 320 voti e, dato che il suo Governo non ha la maggioranza, deve poter contare sui parlamentari indipendenti e di altri partiti.
Ma il Dup continua a non digerire le previsioni sull'assetto doganale e non manda giù nemmeno il meccanismo decisionale sul futuro ('consent'), molto annacquato rispetto alla sorta di veto immaginata in un primo tempo. A dichiarare guerra all'accordo di Johnson è stato anche il leader laburista Jeremy Corbyn, che si è detto pronto ad affossare l'intesa, e deciso a ridare la parola al popolo. Ma il premier britannico spera di scampare il pericolo facendo votare una mozione in cui chiede ai deputati di votare «o per il deal» raggiunto o per «un no deal». In molti a quel punto potrebbero cedere, per non essere responsabili di una Brexit traumatica, che costerebbe al Paese incalcolabili danni economici e la perdita di migliaia di posti di lavoro. I mercati però non si fidano mentre a Bruxelles si spera lasciando la porta aperta per una nuova eventuale estensione.
«Ora la palla è nel campo del Regno Unito. Non so quale sarà il risultato, però se vi sarà una richiesta per una proroga consulterò i paesi membri per vedere come reagire», ha detto il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, ammettendo la sua tristezza, perché nel cuore resterà sempre un 'remainer'. Quasi le stesse parole usate da Juncker: «Devo dire che sono felice per questo accordo, ma che sono triste per la Brexit», ha ammesso il capo dell'esecutivo europeo. Ultimo capitolo quello di Gibilterra. La Spagna, hanno chiarito fonti di Madrid, continuerà ad avere il diritto di veto nelle trattative tra Ue e Regno Unito sulla Rocca, esattamente come nella precedente intesa sottoscritta a novembre 2018. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero