Alpaca con la tubercolosi destinato all'abbattimento, animalisti in piazza per Geronimo

Non ci sono più speranze per Geronimo, l'alpaca di otto anni del Gloucestershire condannato a morte perché risultato positivo alla tubercolosi bovina. I...

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Non ci sono più speranze per Geronimo, l'alpaca di otto anni del Gloucestershire condannato a morte perché risultato positivo alla tubercolosi bovina. I veterinari incaricati di portare a termine l'eutanasia potrebbero arrivare nella fattoria in cui l'animale vive proprio in queste ore.


La sua padrona Helen Macdonald, che possiede un allevamento di decine di esemplari, le ha tentate davvero tutte. La prima sentenza di morte è arrivata quando Geronimo, importato dalla Nuova Zelanda, è risultato positivo per ben due volte e il Dipartimento per l'alimentazione, l'ambiente e gli affari rurali (Defra) ha deciso che doveva essere abbattuto. E da allora Helen non ha mai smesso di lottare. Nelle ultime settimane, quando la salvezza di Geronimo era appesa a un filo, l'imprenditrice ha rivolto il suo appello al ministro dell'Ambiente per chiedere un terzo esame. Secondo la donna, infatti, l'alpaca è sanissimo ed è vittima di due falsi positivi. Dopo alcuni giorni di silenzio però George Eustice ha difeso la decisione del Defra definendo la «malattia insidiosa e troppo rischiosa per gli altri animali».
In difesa di Geronimo si è scatenata anche l'opinione pubblica, che ha sostenuto una petizione rivolta al primo ministro Boris Johnson affinché salvasse l'alpaca. In pochi giorni, tra luglio e agosto, è stata firmata da 130mila persone. «Il Defra non mi ascolterà - aveva detto la proprietaria -. Per questo chiediamo a Boris Johnson di intervenire e fermare l'ordine di abbattimento. Tutto il settore è allarmato perché si tratta dell'omicidio insensato di un animale innocente. Hanno la possibilità di prendere un'altra decisione. Non devono ucciderlo per forza. Potrebbero almeno testarlo un'altra volta».

 


La lettera - Nel mentre, migliaia di animalisti si organizzavano per marciare a Londra davanti a Downing Street in segno di protesta. Dalla parte di Geronimo anche il padre di Boris Johnson, che con una lettera al Sun si era rivolto al segretario Eustice: «Permettete a Geronimo di fare un altro test. È tutto quello che Helen Macdonald vuole. È così tanto da chiedere?». Giornali e televisioni hanno continuato a documentare l'ostinazione della signora Macdonald che, come ultima spiaggia, si è rivolta anche all'Alta Corte di Londra per sperare di cambiare le sorti di Geronimo. Anche l'High Court, però, si è pronunciata contro la sua richiesta proprio mercoledì scorso. Nonostante anche questo tentativo sia andato vano, Helen non vuole mollare. «Non è ancora finita. Vogliono che sia io a farlo dormire per sempre per non avere il suo sangue sulle loro mani. Ma io non lo farò», ha detto alla stampa. Quando i responsabili dell'esecuzione arriveranno alla sua porta, Helen ha detto che farà loro ostruzione: «Non voglio infrangere la legge. Non sono una criminale. Stanno cercando di trasformarmi in una criminale ma io non lo sono. Farò ostruzione a chiunque si avvicinerà alla mia fattoria».


Chiamato in causa, il Dipartimento per l'alimentazione, l'ambiente e gli affari rurali ha fornito le sue motivazioni, cercando di dimostrare compassione per la proprietaria dell'animale: «Non abbiamo in programma di eseguire la sentenza oggi ha detto un esponente del Defra all'Alta Corte durante l'udienza comprendiamo il dolore della signora Macdonald così come quello di tutte le persone che si trovano in questa situazione. È per questo motivo che i risultati dei test di Geronimo e altre eventuali opzioni sono stati analizzati molto attentamente da Defra e dai veterinari esperti». Ma il destino di Geronimo questa volta sembra davvero segnato.


 

 

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Il Messaggero