Il regista delle dive racconta i retroscena di Hollywood in un libro

James Dean, Marylin Monroe e Marlon Brando
HOLLYWOOD - Le star dell'epoca d'oro del cinema viste da vicino e come mai abbiamo potuto immaginarle sono le protagoniste del libro di 649 pagine "Le lettere selezionate...

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HOLLYWOOD - Le star dell'epoca d'oro del cinema viste da vicino e come mai abbiamo potuto immaginarle sono le protagoniste del libro di 649 pagine "Le lettere selezionate di Elia Kazan" (edizioni Alfred A. Knopf), uscito per il momento solo negli Usa.




Il volume raccoglie circa 300 lettere del regista due volte premio Oscar, nel 1948 per "Barriera invisibile" e nel 1955 per "Fronte del porto", con tre nomination per "Un tram che si chiama desiderio" (1951), "La valle dell'Eden" e "Amerika, Amerika" (1963).



Osservatore privilegiato degli attori, Kazan parla di loro apertamente nel carteggi, mostrando il lato più intimo e inaspettato di divi come James Dean, Marlon Brando e Marylin Monroe.



In una lettera a John Steinbeck, autore del romanzo "La valle dell'Eden", di cui sta per girare il film, il regista dice dell'allora sconosciuto James Dean: «Non ha la statura di Brando, ma è notevolmente più giovane ed è molto interessante. Ha le palle ed una dose notevole di eccentricità e un "vero problema" da qualche parte nelle viscere, non so che cosa o dove».



Al produttore di Fronte del porto Budd Schulberg, rivela invece la sua preferenza per il giovane Paul Newman: «Se non possiamo avere Brando, io sono per Paul Newman. Questo ragazzo sarà sicuramente una stella del cinema. Non ho alcun dubbio, è altrettanto bello come Brando e la sua mascolinità, che è forte, è anche più attuale. Non è ancora bravo come Brando, e probabilmente non lo sarà mai, ma ha forza, molte sfaccettature e molta sensualità».



Di Marylin scrive a sua moglie: «L'ho incontrata sul set di Harmon Jones che la considerava una persona ridicola ed era molto sprezzante nei suoi confronti. L'ho trovata, quando sono stato presentato, in lacrime. L'ho portata a cena perché mi ha fatto veramente pena. Ed ha singhiozzato tutto il tempo. Non ero "interessato a lei"; cosa che è avvenuta in un secondo momento. Ho avuto modo di conoscerla nel tempo e l'ho presentata ad Arthur Miller, che è stato molto preso da lei. Non si poteva restare indifferenti. Aveva talento, era divertente e vulnerabile, indifesa in un dolore molto più grande di lei e senza speranza e con una infanzia di orfana che faceva morire a sentirla. Era come tutte le eroine di Charlie Chaplin in una». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero