«Utilizzare in tutti i documenti di lavoro (relazioni, circolari, decreti, regolamenti, ecc.) termini non discriminatori. Meglio quindi l'uso di sostantivi o nomi...
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La vicenda non avrebbe però avuto ricadute sul lavoro condotto in squadra dalla titolare della P.a e dal responsabile delle Pari Opportunità. Lavoro che, appunto a fine giugno, ha portato a un vademecum congiunto, partendo da un fatto: l'obiettivo della parità di trattamento e di opportunità tra donne e uomini «non ha trovato finora un adeguato livello di applicazione». Segue un elenco di concerte linee di azione. Tra i primi punti c'è l'adozione di iniziative «per favorire il riequilibrio della presenza di genere nelle attività e nelle posizioni gerarchiche ove sussista un divario fra generi non inferiore a due terzi». Le amministrazioni pubbliche, si legge, inoltre «devono curare che la formazione e l'aggiornamento del personale, ivi compreso quello con qualifica dirigenziale anche apicale, contribuiscano allo sviluppo della cultura di genere, anche attraverso la promozione di stili di comportamento rispettosi». Insomma vocabolario e galateo devono essere consoni al principio del gender mainstreaming.
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Il Messaggero