E' la mamma di un ragazzo disabile al cento per cento, ha 72 anni ed è sola. Suo figlio per anni ha frequentato i laboratori socio-occupazionali di Capodarco....
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“Dopo di noi”, la lotta delle mamme di figli disabili. Elena Improta: «Più soldi per chi rimarrà solo»
La comunità di Capodarco ha avuto problemi amministrativi. Il servizio è stato messo a bando e il Comune ha deciso di pubblicare una gara per creare quindi le graduatorie. «Mi aspettavo che fosse rispettato il criterio della continuità, dando ai ragazzi che per anni hanno partecipato ai laboratori di poter proseguire i loro percorsi». E invece dei 60 disabili che per anni hanno usufruito dei servizi, 11 sono rimasti fuori perché over 50, altri 19 perché partecipano ad altre attività del Comune. «Ma i laboratori sociali di Capodarco sono un'altra cosa, se mi avessero chiesto di rinunciare all'attività che svolge oggi a favore dei laboratori socio-occupazionali lo avrei fatto, ma nessuno mi ha interpellata e ora mio figlio è rimasto fuori».
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Alba Carmela vuole chiarezza, trasparenza: «Voglio sapere il motivo per cui mio figlio è stato escluso, voglio vederci chiaro, ovviamente non è una battaglia con gli altri ragazzi».
I genitori si sono uniti nel “Comitato Noi per i Laboratori Sociali”. «Il nuovo bando non ha la clausola di continuità, riparte da zero, ed esclude gli over 50, ossia 11 persone. E' stato diviso in tre lotti e la cooperativa Capodarco servizi Onlus ha vinto il secondo: i posti disponibili sono 36» spiega Giovanni Lo Giudice, presidente del comitato. Cinquanta famiglie hanno scelto di essere inserite nelle graduatorie per partecipare al secondo lotto. «Sono stati accettati 31 disabili, quelli che non partecipavano ad altre attività del Comune, criterio che ha escluso 19 persone. In realtà i criteri delle graduatorie sono molti e non solo la partecipazione ad altri progetti. Ora andiamo per le vie legale – dice Lo Giudice - chiediamo accesso agli atti, vogliamo vedere le graduatorie, le schede socio-sanitarie e vogliamo sapere i criteri seguiti per la graduatoria».
Alba Carmela intanto non si arrende. «Ho dovuto combattere tutta la mia vita per Giuseppe, sono andata via dalla Calabria proprio per assicurargli un futuro migliore». Poi c'è quel pensiero, quel macigno che l'angoscia. «Quando io me ne sarò andata chi penserà a mio figlio? Sarà in balia delle onde...”. Il “dopo di noi” è una tema centrale per le famiglie che assistono disabili gravi. «Nel frattempo c'è il “durante noi”, l'impegno costante per assicurare una vita migliore». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero