«Nonostante tutto, e anche da quando e' stata varata la legge (il Codice Rosso) le donne che continuano ad essere uccise sono tantissime: una media di una ogni...
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Bergamo, uccide la moglie a coltellate e fugge: 47enne accerchiato si consegna ai carabinieri
In occasione del convegno «Se fa male non chiamarlo amore, luci ed ombre del codice rosso e della rete» il tema delle violenze e degli stanziamenti effettuati dalle istituzioni è tornato a fare capolino. Praticamente le stesse preoccupazioni che da più parti si erano levate a ridosso dell'approvazione della legge, quando diverse associazioni femminili e anche la vice presidente Mara Carfagna, avevano fatto presente che serviva un supporto concreto sia per raffozare il sistema dei centri nei quali le donne si vanno a rifugiare quando escono di casa a seguito di una violenza, sia un ampio progetto educativo capace di incidere nella mentalità e nella cultura attraverso percorsi anche nelle scuole.
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Il codice rosso «non potra' mai portate davvero risultati se i centri anti-violenza chiudono e se la pianta organica dei magistrati vede una carenza di almeno 2mila unita'» ha aggiunto Gassani.
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«Le procure sono senza magistrati. Quindi - prosegue - quando si dice che dopo la denuncia il magistrato deve sentire la donna offesa entro 3 giorni, e' praticamente impossibile perche' in molte procure i magistrati si devono occupare anche di reati di mafia...e diventa complicato». Al momento dunque, secondo il presidente degli avvocati matrimonialisti, «il codice rosso e' un segnale culturale ma non credo risolva i problemi». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero