Hanno osato rivolgere un appello al leader supremo dell'Iran, l'Ayatollah Ali Khamenei, chiedendogli di cedere il passo e agevolare un ricambio al vertice della nazione...
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La loro colpa è di avere firmato una garbata lettera di protesta in cui argomentavano la situazione dell'Iran, dove le donne soffrono per l'esistenza di una sorta di gender apartheid e per un approccio patriarcale. Il tema è così scottante che i Guardiani della Rivoluzione non hanno avuto dubbi di sorta, dando l'ordine di riportare la calma e fare arrestare le firmatarie.
Le attiviste rivendicano maggiori libertà, ricordando il brusco passaggio - per il mondo femminile - dalla rivoluzione religiosa (avvenuta nel 1979) in poi. «In un mondo in cui le donne in molti paesi si muovono a fianco degli uomini nel campo della scienza, dell'economia, della cultura, della politica, qui in Iran – si legge nella lettera inviata a Khamenei – le donne stanno ancora combattendo per i diritti umani più basilari, più elementari».
Per esempio non possono nemmeno scegliere se indossare il velo. Se una ragazza iraniana si rifiuta di mettere il velo – hijab – è punita e, nei casi più gravi, può addirittura finire in prigione. Amnesty International ha testimoniato che la polizia nelle strade vigila sulla moralità delle donne, osservando come sono vestite e cosa indossano. Durante l'ultima protesta anti hijab sono state arrestate 39 ragazze. Secondo l'Independent il 60 per cento delle donne iraniane subisce una qualche forma di violenza domestica. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero