Lei dice che sono postumi di un gioco a cuscinate ma ha un occhio pesto. La consigliera, sospesa dal M5s, di Oristano Patrizia Cadau, 45 anni, ha deciso di pubblicare una sua...
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L'immagine è impressionante: la ritrae dopo un pestaggio. Sotto, i commenti sono di solidarietà. Come quelli della parlamentare M5S nuorese Maria Lapia che chiede giustizia per la consigliera. O il commento di un'amica che le scrive: «Mi addolora vedere le tue foto. Vedere che tiri fuori ancora una volta una buona dose di coraggio per mostrare gli effetti di una violenza che comunque ti porterai sempre dentro. Ti abbraccio da lontano.»
Nel post Cadau fa una riflessione sull'importanza di denunciare le violenze e nei commenti scrive: «Una non deve necessariamente essere "forte" o dover riuscire a scalare pareti scoscese. Una non deve per forza sopportare l'umiliazione, i postumi, i pregiudizi. A volte proprio non ce la si fa. Rivendico il diritto di tutte di non farcela e per questo di essere aiutate tutte, supportate. Non ci si deve trasformare per forza in supereroine e paladine (nel mio caso controvoglia) per testimoniare l'ovvio e pretendere serenità e giustizia». Il post su Facebook probabilmente è scaturito dall'impatto emotivo della storia di Gessate, dove un padre ha ucciso i propri figli e poi si è suicidato dopo aver mandato un messaggio allo moglie comunicandole che non avrebbe rivisto più i due gemelli.
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Il post comincia così: «Una donna che denuncia una violenza deve combattere per anni contro le accuse di essere una "finta vittima" e una "falsa martire". Deve difendersi dallo stigma sociale di essere sopravvissuta. Di avere osato ribellarsi al violento. Di avere prima di tutto pensato a mettere in sicurezza i suoi figli. Mentre il bastardo gioca al gatto col topo nell'evidenza collettiva, protetto dal pregiudizio che lui è comunque un poverino, e che lei abbia fatto qualcosa per meritarselo, un sacco di persone decidono di fargli da spalla. Sono quasi sempre donne che hanno un qualche tipo di risentimento nei confronti della vittima e si lasciano usare per affermare una superiorità.
Il Messaggero