«Siamo trattati da soccorritori di serie B, pur correndo gli stessi rischi e avendo le stesse competenze dei colleghi dipendenti dell'Ares». E' la...
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Vedi anche > Latina, protesta degli operatori del 118 domani a Roma: «Abbandonati dalla Regione Lazio»
Si tratta del personale che presta il sevizio di emergenza sanitaria del 118 che la Ares ha esternalizzato. La scorsa settimana i dipendenti Ares hanno ricevuto un premio di mille euro per l'emergenza Covid di circa 100 euro, agli "esterni" nulla. Questa mattina si sono ritrovati di fronte alla Regione Lazio, per protestare contro l'iniquità dei trattamenti tra loro e i dipendenti Ares, entrambi appartenenti allo stessa tipologia di lavoratori, che hanno prestato e prestano lo stesso servizio nell'emergenza Covid correndo gli identici rischi di contagio. «Nel Lazio siamo 1.700 e copriamo il 68% del servizio di emergenza 118 - dice Vinicio Amici segretario provinciale Confail Sanità (foto sotto, secondo da sinistra) -. Chiediamo che siano abbattute le discriminazioni sociali che ci sono tra noi e i dipendenti Ares; il premio Covid è la disparità più evidente. Chiediamo di essere stabilizzati e assunti da Ares oltre all'immediato blocco del bando per affidare il servizio anche ad associazioni onlus nelle province di Roma, Rieti e Viterbo».
La testimonianza
Con le tute arancioni e la scritta 118 stampata sul petto, i soccorritori sono arrivati anche da altre province. Ivano, dipendente Ati, svolge servizio sulle ambulanze da 30 anni. «I primi 10 sono stato a Roma. Dal 2001 sono in servizio 118 ad Aprilia. Nel periodo dell'emergenza ho fatto non meno di 50 soccorsi a presunti contagiati alcuni dei quali poi sono risultati positivi. Da marzo, molti degli interventi li ho fatti in 'vestizione' indossando tute, maschere ed ogni protezione. Ho sentito che hanno dato il premio Covid anche agli operatori di centrale del 118; bene, ma credo di aver rischiato di più io». . Leggi l'articolo completo suIl Messaggero