«Siamo trattati da soccorritori di serie B, pur correndo gli stessi rischi e avendo le stesse competenze dei colleghi dipendenti dell'Ares». E' la protesta che autisti, infermieri e barellieri, che compongono gli equipaggi delle ambulanze, dipendenti Ati (Associazione temporanea di imprese) hanno portato in Regione.
Vedi anche > Latina, protesta degli operatori del 118 domani a Roma: «Abbandonati dalla Regione Lazio»
Si tratta del personale che presta il sevizio di emergenza sanitaria del 118 che la Ares ha esternalizzato. La scorsa settimana i dipendenti Ares hanno ricevuto un premio di mille euro per l'emergenza Covid di circa 100 euro, agli "esterni" nulla. Questa mattina si sono ritrovati di fronte alla Regione Lazio, per protestare contro l'iniquità dei trattamenti tra loro e i dipendenti Ares, entrambi appartenenti allo stessa tipologia di lavoratori, che hanno prestato e prestano lo stesso servizio nell'emergenza Covid correndo gli identici rischi di contagio. «Nel Lazio siamo 1.700 e copriamo il 68% del servizio di emergenza 118 - dice Vinicio Amici segretario provinciale Confail Sanità (foto sotto, secondo da sinistra) -. Chiediamo che siano abbattute le discriminazioni sociali che ci sono tra noi e i dipendenti Ares; il premio Covid è la disparità più evidente. Chiediamo di essere stabilizzati e assunti da Ares oltre all'immediato blocco del bando per affidare il servizio anche ad associazioni onlus nelle province di Roma, Rieti e Viterbo».
La protesta in Regione degli operatori 118: «Non siamo soccorritori di serie B»
2 Minuti di Lettura
Mercoledì 15 Luglio 2020, 17:50 - Ultimo aggiornamento: 20:13
© RIPRODUZIONE RISERVATA