Delta, maxi focolaio nel viaggio-studio a Malta. Elisa,17 anni: «Noi ostaggi in hotel»

Delta, maxi focolaio nel viaggio-studio a Malta. Elisa,17 anni: «Noi ostaggi in hotel»
Dopo tre settimane di lezioni in inglese a Malta era pronta a tornare a casa a Ladispoli, sul litorale romano. Invece Elisa F., di appena 17 anni, è rimasta bloccata in un...

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Dopo tre settimane di lezioni in inglese a Malta era pronta a tornare a casa a Ladispoli, sul litorale romano. Invece Elisa F., di appena 17 anni, è rimasta bloccata in un albergo. In 16 - degli 80 partiti da diverse regioni italiane - sono risultati positivi al Covid. Per tutti quindi, come previsto dalle norme sanitarie, è stato disposto l'isolamento. Un'odissea per la giovane iniziata l'8 sera quando le è stato comunicato che non sarebbe potuta salire sul volo per rientrare in Italia. «I miei genitori mi aspettavano a casa per il 9 luglio - racconta Elisa - dopo tre settimane lontana, ero impaziente. È stata una bella vacanza soprattutto dopo i lunghi mesi di lockdown però ora sto vivendo un incubo». Mentre racconta degli ultimi due giorni in permanenza forzata a Le Vallette. Alloggia - solo fino a oggi - al Qawra hotel. In camera con lei c'è un'altra ragazza: «Siamo partite con la stessa organizzazione e ci siamo conosciute a Malta, tra la scuola e alcune attività» spiega ancora Elisa. Come lei, altri cinque romani resteranno bloccati almeno fino al prossimo 22 luglio. Tre giorni prima del termine della vacanza studio, uno dei ragazzi ha accusato i sintomi del Covid, febbre e tosse. Gli organizzatori hanno quindi deciso di procedere con i tamponi.

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L'ISOLAMENTO
In 16 sono risultati positivi. Mentre per i compagni d viaggio è stato disposto l'isolamento di 14 giorni: «Abbiamo chiesto di ridurre i giorni - spiega Elisa - abbiamo paura e siamo disorientati».
Intanto agli studenti è stato annunciato -ieri in serata- che verranno trasferiti dal Qawra hotel. Ma anche in questo caso non c'è nulla di certo: le informazioni arrivano a singhiozzo e cresce la preoccupazione. «Ho attraversato momento molto difficili - dice ancora la 17enne - quando mi sono sottoposta al tampone, ho temuto di risultare positiva anche io al Covid. Ammalarsi di questa malattia, lontana da casa, mi ha terrorizzata. Quando mi hanno riferito di essere risultata negativa mi sono davvero sentita sollevata. Poi però è iniziato un altro incubo: l'incertezza del rientro a casa».


IL VIAGGIO DI RITORNO


Resta infatti l'incognita della data: «Abbiamo insistito con gli organizzatori per raggiungere un accordo e trascorrere in quarantena cinque giorni e non i 14 che ci hanno annunciato. Non contesto la misura ma le due settimane in più. In questo momento - racconta Elisa- siamo chiusi in albergo tutto il giorno. Non possiamo avere alcun contatto con l'esterno. Dopo due anni di pandemia sappiamo e conosciamo molto bene le regole, tuttavia con questo sistema ci sentiamo abbandonati. I ragazzi che come me sono risultati negativi e stanno in buone condizioni di salute, chiedono solo di poter far ritorno a casa». Ma i nodi da sciogliere per il ritorno dei ragazzi sono ancora da sciogliere. Le famiglie di alcuni di loro, si sono già rivolte ai legali. «Sono disorientata e non capisco perché prolungare ancora l'isolamento. Vorrei solo tornare a casa e dimenticare questa disavventura. Alla partenza, ero davvero contenta di poter almeno in parte, ricominciare a viaggiare. Invece mi sono ritrovata chiusa in un albergo». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero