Un uomo ha ucciso a coltellate il padre all'interno di una macelleria a Piazza Armerina, in provincia di Enna, in Sicilia. Sul posto si trovano gli investigatori della squadra...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Sul suo profilo social prima dell'omicidio sono apparse delle frasi deliranti contro migranti, giudici, poliziotti corrotti e Richard Gere.
La tragedia familiare è avvenuta in una macelleria in pieno centro in via generale Muscarà. Qui il giovane avrebbe raggiunto il padre che, secondo le prime informazioni, da tempo vive a Stoccarda e lo avrebbe colpito a morte con un coltello. Quando i sanitari sono giunti sul posto non hanno potuto fare altro che costatare la morte dell'uomo. Alla base del gesto, secondo una prima ricostruzione dei fatti, ci sarebbe una vendetta per i maltrattamenti che il figlio avrebbe subito da bambino. Prima di accoltellarlo, infatti, il 30enne avrebbe accusato il padre di averlo picchiato da piccolo. Sulla vicenda indagano gli investigatori della Squadra mobile che stanno ascoltando i testimoni presenti nella macelleria al momento dell'omicidio.
Poche ore prima di uccidere il padre, alla presenza della sorella, Carlo Lo Monaco aveva postato su uno dei suoi profili Facebook alcune frasi scomposte contro i migranti. Prendevano di mira «poliziotti corrotti», una psicologa, Richard Gere e i personaggi che, a suo giudizio, lavorerebbero per attuare il «piano Kalergi». Il piano, che prende il nome da un filosofo austriaco negazionista dell'Olocausto, si basa sulla credenza che esista un complotto per l'incentivazione dell'immigrazione africana e asiatica verso l'Europa. In un post pubblicato ieri Lo Monaco prendeva di mira anche l'attore americano che aveva visitato i migranti raccolti dalla Open Arms. «Io non chiamerei Richard Gere neanche il mio barboncino...», scriveva.
Per i suoi profili social, il giovane aveva scelto lo pseudonimo Apophis Apep come l'antica divinità egiziana che incarnava il caos. Nel suo lungo scritto di questa mattina, il giovane si scagliava inoltre contro i «massoni» infiltrati in molti settori, i «poliziotti corrotti» e i giudici che con facilità scarcerano spacciatori di droga. «Siamo in pericolo», scriveva alla fine auspicando che «dobbiamo essere noi popolo» a scacciare le figure citate nel post.
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero