La locuzione inglese "revenge porn", tradotto in vendetta pornografica, indica la condivisione pubblica di immagini fotografiche o video intimi attraverso...
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La pubblicazione, per esempio sui social, avviene solitamente con l'intenzione di umiliare la persona coinvolta. E proprio per questo, spesso le immagini sono condite con elementi che riescano a far identificare la persona ritratta: nomi, provenienza, indirizzo, numero di telefono, profili social.
Dopo i numerosi eventi di cronaca nera, legati proprio al "revenge porn" in alcuni paesi hanno provveduto a pubblicaer norme legislative per contrastare questo pericoloso fenomeno: Australia, Germania, Israele, Canada, Regno Unito, e 34 Stati negli Usa hanno disciplinato il reato. Chi mette in pratica il "revenge porn" può essere accusato di molestia, violazione della privacy, diffamazione e istigazione al suicidio, se dalla pubblicazione su Internet delle immagini derivano fatti tragici.
In Italia, invece, non esiste una legge specifica sul revenge porn che tuteli le vittime. Il reato rientra nella fattispecie della diffamazione e di violazione della privacy. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero