Migranti, se i flussi aumentano possibile stop alle ripartizioni

Cinque pagine di accordo nelle quali vengono dettate le regole che ogni Stato aderente all’intesa dovrà rispettare. Comprendono i punti dell’impegno sui...

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Cinque pagine di accordo nelle quali vengono dettate le regole che ogni Stato aderente all’intesa dovrà rispettare. Comprendono i punti dell’impegno sui migranti che hanno sottoscritto al vertice de La Valletta, Francia, Germania, Italia, Malta e la Finlandia, come presidente di turno del Consiglio Ue. Regole da sottoporre alla riunione dei ministri degli Affari esteri e interni che si svolgerà a Lussemburgo, ma che già ora puntualizzano l’assoluta “volontarietà” della partecipazione dei paesi che aderiranno.


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Saltano all’occhio, nel documento, le ultime quattro righe, dove viene detto che «qualora il numero di persone ricollocate entro questi 6 mesi aumentasse notevolmente, gli Stati membri partecipanti si riuniranno per le consultazioni. E durante le consultazioni l’intero meccanismo potrà essere sospeso». L’accordo potrà comunque essere rinnovato per altri sei mesi e, nel frattempo occorrerà «andare avanti sulla riforma del sistema comune d’asilo, sulla base di un’iniziativa della Commissione».
 
La formula da adottare in caso di emergenza non può che preoccupare l’Italia e Malta, perché il rischio più evidente è quello che proviene dalla Libia, da dove partono le barche che raggiungono le nostre coste. In diverse occasioni il presidente in carica Fayez al Serraj ha ribadito quanto sia numerosa la presenza di migranti nel paese. Non si parla dei circa settemila profughi che sono rinchiusi nei centri gestiti dal governo riconosciuto dall’Onu. Bensì di quei 700 mila che sono distribuiti sul territorio, fuori controllo, e che, a causa della guerra in corso, potrebbero decidere di scappare in Europa. C’è molta agitazione, infatti, in quella parte di Africa che guarda al Mediterraneo settentrionale. Manifestazioni in Tunisia, proteste in Egitto. Un fermento già visto in passato prima delle “primavere arabe” e della grande invasione di disperati che cercavano rifugio altrove.

Nell’intesa c’è anche una stretta nei confronti delle Ong. «Nelle operazioni di salvataggio devono seguire le istruzioni del Centro di coordinamento - è specificato -, non devono spegnere i transponder di bordo, non devono inviare segnali luminosi o qualsiasi altra forma di comunicazione per facilitare la partenza di barche che trasportano migranti dalle coste africane. Non devono ostacolare le operazioni di ricerca e salvataggio della Guardia costiera, inclusa la Guardia costiera libica». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero